Che ci fosse una certa simpatia tra Confindustria Padova e Unindustria Treviso era cosa nota, e le assemblee di ieri, delle due associazioni, hanno confermato l’intenzione...
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L’ottica è quella di eliminare le barriere geografiche per gli associati, e valorizzare il più possibile le singole competenze di ciascuna territoriale. Chiaro che le buone intenzioni devono essere subordinate alle cifre: 1.200 associati per Confindustria Padova, oltre 1.600 quelli di Treviso, e un bilancio 2016 che si chiude in positivo. Nulla vieterebbe, allo stato attuale, di procedere con un’integrazione dei servizi da parte delle due associazioni. La condivisione del percorso potrebbe portare, dunque, ad unire le forze delle due strutture provinciali, troppo spesso in minoranza rispetto alle decisioni da prendere su scala regionale: un’unità anche parziale porterebbe, comunque, le due territoriali ad avere maggior peso in termini di rappresentatività. Ufficialmente, nel contesto delle due assemblee di ieri, i soci hanno dato mandato ai due presidenti di procedere con un’analisi sulla fattibilità dell’operazione. Per il presidente di Confindustria Padova, Massimo Finco, si tratta di ‘una sfida in cui il viaggio è più importante del risultato finale’, a sottolineare l’importanza di superare una visione campanilistica ormai vecchia e inadeguata ai tempi e alle richieste imposte dalla concorrenza internazionale. Maria Cristina Piovesana, alla guida di Unindustria Treviso, fin dalla nascita di ‘Sistema aperto’ si è caratterizzata come pioniera di questo nuovo approccio associativo.
Analizzare in modo approfondito le situazioni patrimoniali delle rispettive associazioni, le potenzialità, le competenze, i funzionari, per arrivare ad una fusione tra Confindustria Padova e Unindustria Treviso entro il mese di giugno del prossimo anno. Un’operazione non facile, in cui si dovrà tener presenti le peculiarità del territorio e del mondo imprenditoriale che si rappresenta, cercando di trasformare l’unione in una risorsa spendibile concretamente. Una fusione che potrebbe portare, inoltre, alla commistione dei ruoli, con i rispettivi presidenti attivi e presenti nei cda delle due territoriali. Oltre al tema del peso a livello rappresentativo, per le due associazioni è fondamentale procedere a passi spediti, per agevolare i soci nella fruizione dei servizi, che dovranno essere sempre più elevati nella qualità, e mirati alle esigenze del territorio. La fusione potrebbe essere d’esempio anche per altre realtà regionali. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino