Colata di fango nel torrente Rudan: un operaio ha rischiato la vita

La ruspa travolta ieri dal fango nel torrente Rudan a Vodo di Cadore
VODO DI CADORE - Una improvvisa colata di fango e un gruppo di operai salvi per miracolo. I lavoratori che ieri pomeriggio erano impegnati nell’alveo del Rio Rudan, hanno...

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VODO DI CADORE - Una improvvisa colata di fango e un gruppo di operai salvi per miracolo. I lavoratori che ieri pomeriggio erano impegnati nell’alveo del Rio Rudan, hanno rischiato di essere travolti  dalla colata, che è scesa intorno alle 15, a Peaio. Si sono messi in salvo appena in tempo diversamente sarebbe stata una tragedia. L’uomo che era all’interno dell’escavatore è rimasto sotto shock e è stato portato, in via precauzionale, all’ospedale di Pieve di Cadore. E grazie alla biglia di contenimento che sta poco sopra la statale i grossi massi sono stati bloccati, diversamente sarebbe stato un vero disastro per la statale di Alemagna (che è sempre rimasta aperta, a parte il tempo tecnico per i soccorsi) e per l’abitato in comune di Vodo. Ora il Rio Rudan è sorvegliato a vista dagli uomini della protezione civile. 

LA TESTIMONIANZA
L’allarme è scattato intorno alle 15 di ieri quando il 118 è stato allertato per una colata detritica caduta dall’Antelao. Aveva coinvolto un escavatore, il cui guidatore, riuscito da solo a mettersi in salvo, era stato poi portato in via precauzionale all’ospedale di Pieve di Cadore e dopo i controlli al pronto soccorso, dimesso. Racconta ancora scosso uno dei cinque operai: «Stavamo attendendo per un getto, non c’era nulla che facesse temere. Nessun temporale solo qualche goccia quando improvvisamente abbiamo sentito il rumore di massi che rotolavano e abbiamo visto un muro alto 5-6 metri di materiale che scendeva ad una velocità impressionante. In pochissimi secondi la colata è arrivata dove stavamo noi ma fortunatamente siamo riusciti a metterci in salvo. Una cosa mai vista». Diversa la posizione del collega alla guida dell’escavatore che grazie alla protezione della cabina del mezzo non ha subito il peggio, quando è stato liberato e portato al sicuro chi ha assistito al soccorso è rimasto impietrito. L’operaio era una maschera di fango ma anche il suo corpo era completamente infangato. 
I SOCCORSI
È stata la gente che vive a ridosso del Rudan, e che ben conosce la situazione, ad allertare il sindaco di Vodo Domenico Belfi che ha attivato la macchina dei soccorsi. Sul posto i carabinieri della Compagnia di Cortina e i vigili del fuoco a presidiare la situazione e la possibile evoluzione. Le previsioni davano temporali anche in serata, c’erano i volontari della protezione civile dell’Ana Cadore con Amedeo Belli a coordinare il lavoro: «Il sindaco ci ha chiesto di presidiare l’alveo fino alle 20.30 e anche dopo se necessario. Stiamo montando dei punti luce per gli eventuali controlli notturni». Sul posto anche il Soccorso alpino di San Vito di Cadore, che ha verificato non ci fossero altre persone coinvolte. Anche la Regione con la direzione operativa tutela del territorio ha raggiunto Peaio e fatto dei sopralluoghi, lo sgomento di chi era sul posto è lo stesso di chi ci è arrivato dopo, «impressionante ed improvviso il fenomeno non prevedibile in questa forma tanto violenta» ha detto il dirigente del settore Gianmaria Sommavilla. 
LA “BOMBA”

Il fortunale si è scatenato sulla montagna, sul versante dell’Antelao che guarda verso sud, sul quel canale chiamato Valon dove ha inizio il Rio Rudan. E tanto deve essere stata forte e violenta la precipitazione che ha messo in movimento una grande quantità di detriti che si sono rovesciati a valle trascinando anche grandi massi, quei massi che ancora una volta la briglia ha trattenuto. Come tre anni fa, la stessa dinamica. Era la sera del 4 agosto 2015 ma quella volta non c’erano le opere di protezione, che ieri pomeriggio hanno impedito che l’acqua uscisse dall’alveo, e per i residenti a rischio non restò che lo sgombero. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino