Cimolai Spa, due gruppi in corsa per tentare il salvataggio dell'impresa

L'ingresso della fabbrica pordenonese del gruppo Cimolai
PORDENONE - I nomi non escono, ma da quanto si percepisce la corsa per trovare uno o più partner che possano entrare nel pacchetto azionario della Cimolai Spa di...

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PORDENONE - I nomi non escono, ma da quanto si percepisce la corsa per trovare uno o più partner che possano entrare nel pacchetto azionario della Cimolai Spa di Pordenone, potrebbe essere vicina al traguardo. Da indiscrezioni, infatti, sembra che il pool di esperti che stanno lavorando per salvare l’impresa e soprattutto l’advisor finanziario Lazard, potrebbero aver individuato uno o più partner, sia italiani che stranieri. Per la verità sarebbero due, almeno queste sono le voci che circolano, entrambi gruppi imprenditoriali che garantirebbero denaro fresco per portare avanti il salvataggio dell’impresa pordenonese.

Oltre al loro ingresso il presidente del Consiglio di amministrazione, l’ingegnere Luigi Cimolai, sarebbe pronto a ricapitalizzare di suo almeno altri 100 milioni di euro. Denaro che renderebbe decisamente più agevole chiudere il passaggio del concordato in maniera favorevole. Ma non è ancora tutto. Sempre da quanto si è appreso, infatti, i legali che stanno tracciando la rotta dell’impresa, avrebbero individuato, dopo una serie di valutazioni, alcuni contratti legati ai derivati che sarebbero aggredibili legalmente. L’obiettivo, infatti, è quello di portarli in tribunale a Londra (è il foro competente) e cercare di annullare gli atti. In questa maniera calerebbe anche l’esposizione legata ai derivati che non sono andati a buon fine e che ora pesano sull’indebitamento complessivo. Si tratterebbe di contratti sottoscritti non con istituti di credito, ma con società intermediarie. La direzione della Cimolai Spa sostiene che sarebbero stati stipulati direttamente dal Cfo e dal suo collaboratore (entrambi allontananti da più di un mese) senza che il Cda sapesse nulla. Resta il fatto che la via legale, oltre che irta di ostacoli, rischia pure di essere troppo lunga rispetto alla volontà della proprietà di salvare l’azienda, le commesse (ce ne sono per circa 800 milioni) e i 1.100 dipendenti.


FALLA


Sono stati proprio i derivati ad aprire la prima falla nell’impresa ammiraglia del Friuli Occidentale. Una serie di operazioni fatte per gestire il rischio cambi euro - dollaro per i cantieri all’estero e che invece avrebbero generato “buchi” per circa 210 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti più o meno altri 500 milioni di euro di esposizioni con le banche. Cifre considerevoli, ma che la Cimolai Spa con la presentazione della richiesta di concordato in bianco al Tribunale di Trieste è sicura di poter fronteggiare con un piano di ristrutturazione, la ricapitalizzazione e l’ingresso di nuovi partner. Intanto si attende la nomina del commissario mentre il pool di esperti sta lavorando per rimettere in ordine tutte le caselle.

 

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Il Gazzettino