Primo Maggio, strascico amaro: nelle industrie esplode la cassa integrazione

Crisi nelle industrie
PORDENONE - UDINE -  Sicurezza sul lavoro, precarietà, diritto al lavoro, salari bassi e incertezza sul futuro. I temi che il Primo Maggio le forze sindacali con la manifestazione...

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PORDENONE - UDINE -  Sicurezza sul lavoro, precarietà, diritto al lavoro, salari bassi e incertezza sul futuro. I temi che il Primo Maggio le forze sindacali con la manifestazione nazionale a Monfalcone hanno sollevato davanti a tantissime persone, sono quelli che già da oggi sono sul tavolo (nelle imprese e nei cantieri) sui quali si dovrà lavorare parecchio per cercare di dare risposte.


LA CASSA

A proposito dell’incertezza sul futuro c’è subito da dire che in Friuli Venezia Giulia negli ultimi mesi dello scorso anno e nei primi del 2024 si è registrato un boom di richieste di ammortizzatori sociali da parte delle imprese. Segno che non c’è alcuna certezza sul futuro e le aziende si tirano avanti per cercare di mettersi in sicurezza. Il mondo del lavoro, anche in regione, è caratterizzato da una grande incertezza che oltre dalla difficoltà dei mercati su tutti i fronti e dal contenimento della spesa interna da parte dei consumatori è caratterizzato da scenari internazionali decisamente preoccupanti, come le guerra in Ucraina e Medio Oriente, ma anche da altre grandi partite geopolitiche che oramai influenzano anche le aziende locali. Non a caso in regione sono 160 le imprese che a vario titolo hanno fatto richiesta di cassa integrazione. Questo non significa certo che tutte la stanno utilizzando, ma la richiesta, come detto, è indice di incertezza. Di queste 160 aziende sono una dozzina quelle a maggior rischio che che preoccupano le organizzazioni sindacali. Tra queste c’è anche Electrolux che nei prossimi giorni affronterà la questione del piano industriale con all’ordine del giorno i 100 operai interessati dagli esuberi. 


SICUREZZA 


È un altro dei temi fondamentali che si è manifestato in tutta la sua drammaticità anche il Primo Maggio. La vigilia, infatti, era rimasto ucciso sul posto di lavoro, a Fiume Veneto un operaio di 68 anni. «Solo nei primi due mesi del 2024 gli infortuni sul lavoro in Friuli Venezia Giulia sono stati in crescita del 2,2% con già 3 casi mortali, tutti nella ex provincia di Pordenone: adesso, basta. Non è più un caso, è uno stillicidio continuo: purtroppo sta diventando una terribile ed agghiacciante normalità. Servono controlli e personale addetto a ciò, un aspetto preoccupante e non più rinviabile». A parlare il neo coordinatore del gruppo cittadino dei 5 Stelle, Marco Grilli e il vice responsabile Bruno Lorenzini. Uno dei problemi da risolvere in maniera veloce è quello dei controlli nei cantieri e nelle fabbriche. Per farli, però, è necessario che venga implementato l’organico degli ispettori del lavoro che in regione dovrebbero essere 108. In realtà tra pensionamenti e mancate riconferme, ce ne sono in tutto 48. Una miseria che non consente certo di avere sotto controllo la sicurezza sul lavoro. Un’altra richiesta pressante del sindacato è quella di puntare molto sulla formazione professionale, fondamentale se si vuole potenziare il significato della sicurezza sul lavoro.


I REFERENDUM


«La campagna referendaria avviata dalla Cgil con i quattro quesiti su licenziamenti, contratti a termine e appalti tocca temi centrali per il futuro del lavoro, fondamentali per far ripartire l’ascensore sociale e per garantire la tenuta degli equilibri previdenziali e del nostro sistema di welfare». È quanto ha dichiarato Renato Bressan, segretario regionale del sindacato pensionati Cgil, aprendo ieri mattina l’attivo dello Spi Friuli Venezia Giulia, riunitosi a Cervignano. «Con una media di 3,6 espatri ogni mille abitanti – ha detto Bressan – il Fvg è la regione italiana che ha registrato, negli ultimi dieci anni, il tasso più alto di emigrazione. Tra il 2014 e il 2023 sono partiti 43mila residenti, per lo più ragazzi e ragazze tra i 25 e i 34 anni per i quali l’ascensore sociale è fermo, tra cui molti laureati che non riescono a trovare un’occupazione stabile, retribuita dignitosamente e che possa rispondere ai loro progetti di vita. Tutto questo contribuisce a uno squilibrio che compromette il patto intergenerazionale su cui si reggono gli equilibri previdenziali, il nostro sistema di welfare, i legami affettivi, familiari e sociali delle nostre comunità». Da qui, per Bressan, l’importanza della sfida referendaria.
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Il Gazzettino