Scienza e medicine alternative: «La chemio è tossica ma salva la vita»

Eleonora Bottaro
PADOVA - Trenta milioni di euro investiti in ricerca scientifica in oltre vent'anni: chi meglio della Città della Speranza può testimoniare l'impegno, la...

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PADOVA - Trenta milioni di euro investiti in ricerca scientifica in oltre vent'anni: chi meglio della Città della Speranza può testimoniare l'impegno, la fatica, la tenacia nella lotta contro le malattie dell'infanzia, a contrastare tumori, linfomi, sarcomi, mielomi. «La morte di Eleonora Bottaro ci ha colpito tantissimo perché la sua storia si contrappone a quello che facciamo noi, che crediamo nella scienza. La storia è piena di ciarlatani, guardiamo Stamina, Di Bella: quel che è tragico - riflette il presidente della Fondazione Città della Speranza, l'imprenditore Franco Masello - è che, mentre i nuovi mezzi di comunicazione, i social network, dovrebbero contribuire a circuitare la scienza, la verità, in pratica lavorano al contrario. I ciarlatani sono molto più abili nell'usare queste modalità e anche là, dove una persona dovrebbe trovare conforto in un confronto, in uno scambio di esperienze nel nome della scienza, non trova verità. Noi siamo assolutamente convinti che è la scienza quella che finora ha portato alle guarigioni, ed è la scienza, se aiutata a progredire, che consentirà di debellare le malattie pediatriche».


La professoressa Antonella Viola, docente di Patologia generale al Dipartimento di Scienze biomediche all'Università di Padova, sottolinea come una terapia approvata scientificamente, prima di arrivare al letto del paziente, abbia superato innumerevoli verifiche di laboratorio: «La chemioterapia ha una tossicità associata ma è la terapia indubbiamente migliore, gli effetti collaterali il male minore. Quando parliamo invece di medicine alternative facciamo un salto nel vuoto - argomenta Viola -, rinunciamo a qualcosa che funziona di sicuro per abbracciare qualcosa che di sicuro non funzionerà. Nessuno ha interesse a tenere le persone malate: per un medico perdere un paziente è l'esperienza più tremenda, più devastante che ci sia. Così come per noi ricercatori riuscire a trovare qualcosa che funziona è una gioia incredibile, il sogno di tutta la nostra vita. Se l'acqua fresca funzionasse la useremmo, non c'è il minimo dubbio, ma così non è». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino