PORDENONE - Che nell'ultimo decennio la fuga di giovani diplomati e laureati all'estero sia fortemente aumentata anche nel territorio del Friuli occidentale non è...
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IL PARADOSSOE questo nonostante Pordenone mostri un tasso di occupazione tra i più elevati d'Italia: il 68,63 per cento, oltre dieci punti in più rispetto alla media nazionale che è del 58,5. Escluse Bolzono e Trento (che sono attorno al 70 per cento) Pordenone nella classifica delle venti città più abbandonate dai giovani è la terza a livello nazionale per tasso di occupazione. Insomma, i giovani scappano nonostante i dati sul lavoro e sulla qualità della vita siano molto positivi. Così come in altre città: Treviso, Macerata, Mantova, Vicenza, Como, Asti Varese. Fra le prime venti province per percentuale di abbandono solo tre hanno meno occupati della media. Tutte le altre ne hanno di più, con Pordenone ai vertici. Una delle ipotesi è legare il tasso di fuga dei giovani alle crisi dei distretti industriali dei loro territori: il legno-arredo per Pordenone, le calzature per Macerata, l'oro per Vicenza, tessile per Como. Una mappa che però non basta a spiegare la fuga che deriverebbe anche da motivazioni psicologiche e di spinta a cercare alternative alle occupazioni e alle imprese tradizionali. Una dato che per Pordenone è ancora più incomprensibile: gli studi sul fabbisogno di personale specializzato nella meccanica 4.0 e nell'information technology, da qui al 2021, è di circa seimila unità. E le imprese temono di non trovare giovani tecnici. Che scelgono sempre di più altri Paesi.
Davide Lisetto Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino