Giovani in fuga all'estero, Pordenone da record

Domenica 7 Luglio 2019 di Davide Lisetto
Giovani in fuga all'estero, Pordenone da record
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PORDENONE - Che nell'ultimo decennio la fuga di giovani diplomati e laureati all'estero sia fortemente aumentata anche nel territorio del Friuli occidentale non è certo una novità. Londra, Berlino, Madrid. Ma anche l'Australia e spesso gli Usa e il Canada i luoghi scelti dai giovani pordenonesi. Ma che Pordenone svetti (in negativo) nella Top Ten delle città italiane più abbandonate dai suoi cittadini più giovani è ora testimoniato anche da un recente studio condotto da YouGov per lo European Council of Foreign Relations. Dallo studio (pubblicato ieri dal CorSera) emerge un dato  significativo: la percentuale più alta di giovani che espatriano lo fanno dalle città e dai territori più ricchi e con un maggiore tasso di occupazione. E su questo fronte Pordenone - nona nella classifica nazionale, dove per altro in posizioni diverse nei primi venti posti rientrano anche Gorizia, Udine e Trieste - è l'esempio forse più eclatante: al nono posto con lo 0,37% di emigrazione giovanile sulla media nazionale dello 0,25. Si espatria molto di più, per cercare occupazione e fortuna in altri Paesi, in riva al Noncello che in altri territori anche in regioni meridionali del Paese.
IL PARADOSSOE questo nonostante Pordenone mostri un tasso di occupazione tra i più elevati d'Italia: il 68,63 per cento, oltre dieci punti in più rispetto alla media nazionale che è del 58,5. Escluse Bolzono e Trento (che sono attorno al 70 per cento) Pordenone nella classifica delle venti città più abbandonate dai giovani è la terza a livello nazionale per tasso di occupazione. Insomma, i giovani scappano nonostante i dati sul lavoro e sulla qualità della vita siano molto positivi. Così come in altre città: Treviso, Macerata, Mantova, Vicenza, Como, Asti Varese. Fra le prime venti province per percentuale di abbandono solo tre hanno meno occupati della media. Tutte le altre ne hanno di più, con Pordenone ai vertici. Una delle ipotesi è legare il tasso di fuga dei giovani alle crisi dei distretti industriali dei loro territori: il legno-arredo per Pordenone, le calzature per Macerata, l'oro per Vicenza, tessile per Como. Una mappa che però non basta a spiegare la fuga che deriverebbe anche da motivazioni psicologiche e di spinta a cercare alternative alle occupazioni e alle imprese tradizionali. Una dato che per Pordenone è ancora più incomprensibile: gli studi sul fabbisogno di personale specializzato nella meccanica 4.0 e nell'information technology, da qui al 2021, è di circa seimila unità. E le imprese temono di non trovare giovani tecnici. Che scelgono sempre di più altri Paesi.
Davide Lisetto
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