Centro Tom, fallita la proprietà, ma si cerca di salvare le attività

Centro Tom, fallita la proprietà, ma si cerca di salvare le attività
SANTA MARIA DI SALA - Dichiarato dal Tribunale di Venezia il fallimento della società che gestisce il Centro Tom. Cala il sipario sul tentativo di rilanciare in...

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SANTA MARIA DI SALA - Dichiarato dal Tribunale di Venezia il fallimento della società che gestisce il Centro Tom. Cala il sipario sul tentativo di rilanciare in continuità con la sua storia lo storico centro commerciale alla Madonna Mora, anche se non va in archivio quello di trovare nuovi acquirenti interessati a rilevare gli spazi al suo interno. Nei giorni scorsi il giudice si è espresso in merito al piano di concordato avanzato da Tom Village e ha decretato la liquidazione della società. Arrivano dunque i sigilli, almeno per alcune attività del centro in gestione diretta (Tom Home, cioè arredo casa), mentre per gli altri negozi in affitto dovrebbe esserci, a discrezione del commissario, la possibilità di proseguire almeno fino al 28 febbraio.


LA SITUAZIONE
Nel frattempo si andrà all'asta dei cosiddetti asset. La sentenza della sezione fallimentare del Tribunale di Venezia è del 28 gennaio scorso e fa riferimento a un passivo da 39 milioni di euro a fronte di un attivo potenziale realizzabile di 15 milioni e soprattutto di operazioni societarie che configurano le fattispecie previste dalla legge per la dichiarazione di fallimento. Curatore è stata nominata Federica Candiotto, un gigante in materia, che ha già messo la firma su altre operazioni di spessore. Toccherà a lei condurre tutti i passaggi previsti dal caso, con l'apposizione dei sigilli sui beni dei falliti e la redazione dell'inventario, mentre il 4 maggio è stata stabilita l'adunanza dei creditori per procedere all'esame dello stato passivo davanti al giudice.


I TIMORI
Ieri la parola fallimento ha iniziato a circolare a Santa Maria di Sala come un risultato assodato, suscitando incredulità e preoccupazione: sul territorio il marchio Tom è il centro commerciale. Solo due mesi fa, a poche settimane dal Natale, il miracolo di una ripartenza si era palesato concretamente con l'apertura, anche se temporanea, di alcuni negozi, dopo mesi di chiusura e manifestazioni sindacali dei dipendenti rimasti a casa o chiamati a tempo. A tutti i clienti l'amministrazione che in tutti i modi aveva cercato di condurre la transizione aveva mandato una lettera accorata:
«Nonostante le movimentate vicissitudini societarie e gestionali - si leggeva - entro la fine dell'anno il centro riaprirà per l'80%. Le precedenti gestioni avevano portato la società sull'orlo del fallimento e in realtà purtroppo questo pericolo non è ancora scongiurato. Però stiamo lavorando tutti i giorni a testa bassa per provare a salvare questo gigante ferito, sicuri che abbia le carte in regola non solo per sopravvivere, ma anche per risplendere nuovamente». Un appello profetico, nel destino purtroppo segnato ma anche negli spiragli ancora rimasti aperti. Per Tom infatti, per la sua storia e la sua affezionata clientela, non è ancora il punto di non ritorno: entra in gioco ora il piano B, che prevede comunque la possibilità per eventuali acquirenti di entrare in gioco e dar nuova vita allo storico complesso che fu di Toni Tommasini.

Questa almeno è la speranza di chi finora ha tentato in tutti i modi di mantenere aperto lo stato di crisi, non certo aiutato dalla pandemia e dalle restrizioni. Avviata la procedura fallimentare, nel frattempo potrebbero ancora arrivare proposte e stando all'ottimismo dei mesi scorsi qualche acquirente ci sarebbe. L'obiettivo è dare, se non un'occasione di continuità, perlomeno una seconda possibilità al Centro Tom, anche partendo da zero: proposte che comunque dovranno essere ritenute migliorative rispetto al piano liquidatorio.
 

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Il Gazzettino