VENEZIA - Per la Procura di Venezia si tratta del processo pilota per le morti da amianto di lavoratori che in passato hanno prestato servizio alla centrale Enel di Fusina. Ieri...
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LA DIFESA L'udienza di ieri, celebrata alla Cittadella della giustizia di Venezia, è stata lunga e combattuta. In risposta alla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Gava, il difensore di Tabacchi, l'avvocato Antonio Franchini, e quello di Enel, l'avvocato Tommaso Bortoluzzi, sono intervenuti per chiedere al giudice per l'udienza preliminare di disporre il proscioglimento immediato dell'ex dirigente d'azienda. Innanzitutto perché, secondo i legali, non è dimostrato il nesso di causa tra l'esposizione all'amianto e i tre decessi, avvenuti tra il 2013 e il 2015, a distanza di oltre vent'anni di distanza. È stato quindi eccepito il fatto che non era Tabacchi ad avere la responsabilità della centrale di Fusina sotto il profilo delle sicurezza dei lavoratori. E, in ogni caso, a lui non potrebbe essere contestato alcunché, in quanto ha fatto tutto ciò che poteva e doveva per garantire la salubrità del luogo di lavoro.
LE PARTI CIVILI Ben diversa la posizione dei legali dei familiari delle vittime, gli avvocati Paola Bosio, Pier Francesco Ricciardi e Sebastiano Sartoretto, i quali hanno fatto riferimento agli studi scientifici che attestano una precisa relazione tra esposizione all'amianto e mesotelioma, nonché alle numerose sentenze che, in casi analoghi, hanno accertato la responsabilità dei datori di lavoro. Il mesotelioma è un tumore che colpisce i polmoni e ha una latenza molto lunga, tanto da poter mostrare i primi sintomi anche a distanza di 30 anni di distanza dall'esposizione. I tre operai hanno prestato servizio a Fusina, con mansioni diverse, tra il 1962 e il 1993: uno era elettricista manutentore, un secondo operaio turnista; il terzo un meccanico.
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Il Gazzettino