Centrale Enel, morti d'amianto: a giudizio ex capo nel processo pilota

Martedì 7 Maggio 2019 di Gianluca Amadori
centrale Enel di Fusina
VENEZIA - Per la Procura di Venezia si tratta del processo pilota per le morti da amianto di lavoratori che in passato hanno prestato servizio alla centrale Enel di Fusina. Ieri pomeriggio, accogliendo la richiesta del pm Giorgio Gava, il gup Maria Luisa Materia ha disposto il rinvio a giudizio del dirigente che, dal 1960 al 1985, ebbe la responsabilità di capo della centrale termoelettrica di Fusina, Nerio Tabacchi, oggi ottantacinquenne, originario di Santo Stefano di Cadore, residente a Mestre. La prima udienza si aprirà il prossimo 20 settembre, di fronte al giudice Alberto Ciampaglia. Al dibattimento ci sarà anche Enel, chiamata in causa in qualità di responsabile civile, ovvero di soggetto tenuto al pagamento degli eventuali risarcimenti, nel caso in cui il processo dovesse accertare la penale responsabilità a carico dell'imputato. Tre le morti contestate nel capo d'imputazione: i familiari di due dei lavoratori ammalatisi di mesotelioma pleurico, un tumore provocato dal contatto con l'amianto, si sono costituiti parte civile per ottenere giustizia. I familiari di un terzo operaio hanno preferito avviare una causa civile per ottenere il risarcimento.

LA DIFESA L'udienza di ieri, celebrata alla Cittadella della giustizia di Venezia, è stata lunga e combattuta. In risposta alla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Gava, il difensore di Tabacchi, l'avvocato Antonio Franchini, e quello di Enel, l'avvocato Tommaso Bortoluzzi, sono intervenuti per chiedere al giudice per l'udienza preliminare di disporre il proscioglimento immediato dell'ex dirigente d'azienda. Innanzitutto perché, secondo i legali, non è dimostrato il nesso di causa tra l'esposizione all'amianto e i tre decessi, avvenuti tra il 2013 e il 2015, a distanza di oltre vent'anni di distanza. È stato quindi eccepito il fatto che non era Tabacchi ad avere la responsabilità della centrale di Fusina sotto il profilo delle sicurezza dei lavoratori. E, in ogni caso, a lui non potrebbe essere contestato alcunché, in quanto ha fatto tutto ciò che poteva e doveva per garantire la salubrità del luogo di lavoro.
LE PARTI CIVILI Ben diversa la posizione dei legali dei familiari delle vittime, gli avvocati Paola Bosio, Pier Francesco Ricciardi e Sebastiano Sartoretto, i quali hanno fatto riferimento agli studi scientifici che attestano una precisa relazione tra esposizione all'amianto e mesotelioma, nonché alle numerose sentenze che, in casi analoghi, hanno accertato la responsabilità dei datori di lavoro. Il mesotelioma è un tumore che colpisce i polmoni e ha una latenza molto lunga, tanto da poter mostrare i primi sintomi anche a distanza di 30 anni di distanza dall'esposizione. I tre operai hanno prestato servizio a Fusina, con mansioni diverse, tra il 1962 e il 1993: uno era elettricista manutentore, un secondo operaio turnista; il terzo un meccanico.
 
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