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TREVISO - Rai e censura: a meno di due settimane dal caso Fedez il servizio pubblico torna a far parlare di sé. Il caso tuttavia risale al 2018, ed è quello dell'oscuramento dello spot di Obiettivo Risarcimento con testimonial Enrica Bonaccorti. Fallita la conciliazione, è stata fissata per il prossimo 12 ottobre in tribunale di Torino la prima udienza del processo che vede coinvolta la Rai, citata in giudizio da Obiettivo Risarcimento, con sede a Villorba, per la censura dello spot pubblicitario sulla malasanità. Ora sul tavolo del giudice c'è una perizia che calcola in 9.4 milioni di euro il danno che il servizio pubblico potrebbe trovarsi a dover rifondere.
LA CAUSA
Secondo l'azienda è stata bloccato senza motivo una campagna pubblicitaria sulla base di chiare pressioni politiche.
LO STOP
Quando l'allora ministro della sanità Giulia Grillo invocò l'intervento dello Iap tutte le televisioni sospesero lo spot. Il sindaco Coas Medici dirigenti intervenne con una nota di fuoco: «La tutela della salute e dei diritti di tutti i pazienti è anche una nostra priorità, ma lo spot della signora Enrica Bonaccorti proposto dalla Rai rischia di peggiorare un clima già pesante e avverso nei confronti dei medici che lavorano negli ospedali pubblici. Sarebbe stato bello se lo spot avesse raccontato che il Ssn riceve sempre meno risorse, che manca personale e che spesso i nostri colleghi lavorano in condizioni impossibili». Ma lo Iap, pochi giorni dopo, si espresse subito dopo per il reintegro. Mediaset e le altre reti rimandarono lo spot, in Rai la commissione di vigilanza ribadì che il messaggio era in conflitto con la linea editoriale del servizio pubblico. Obiettivo Risarcimento da subito decide di dare battaglia, predisponendo una perizia in cui i danni della sospensione della campagna vengono quantificati in 9,4 milioni di euro. «È stato un atto politico, un'azione di censura» ribadisce Obiettivo Risarcimento deciso, in tribunale, a far valere le proprie ragioni.
Il Gazzettino