PAESE - «Una decina di anni fa qui non c'era praticamente nulla. Solo un'attività di cava e un pezzo di terra coltivato a granoturco. Poi, lentamente, hanno...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LE PREOCCUPAZIONI
«Tutti sapevano che lì c'era quel materiale. Ci hanno accusato di dire cose inesatte. Quello che è successo, invece, purtroppo ci dà ragione mette in chiaro Leonella Grespan, assieme a Giulia Piva, Valerio Marconato e Bruno Grespan la verità sta venendo a galla. Chiediamo che ci sia quanto prima una bonifica completa e che l'ex cava venga ricomposta e rinaturalizzata. Speriamo torni a essere un polmone verde».
IL PROGETTO
Un anno e mezzo fa il Comune ha stretto un accordo con la Canzian, ditta proprietaria del sito, per convertire 80mila metri quadrati in zona industriale. Nessuno si espone direttamente. Ma in questo angolo di Paese tutti pensano che senza l'intervento dei carabinieri il materiale inquinato avrebbe potuto essere usato come fondo proprio per la nuova area produttiva. Quando domenica hanno visto un elicottero dei carabinieri volteggiare più volte a bassa quota sopra la cava hanno capito che stava succedendo qualcosa. E hanno tirato un sospiro di sollievo. Per loro, in particolare, è una questione di giustizia. Nell'ultimo anno, riuniti nel comitato cava Campagnole, hanno raccolto 4.654 firme contro il progetto della nuova zona industriale. «Avremmo voluto qualche bastone tra le ruote in meno rivela Grespan quando siamo andati dal sindaco Pietrobon ci ha detto di stare attenti a come parlavamo perché potevano partire denunce». «I sindaci di Quinto e Morgano aggiunge Piva hanno invece condiviso le nostre preoccupazioni. Va dato loro merito». Adesso non è ancora finita. «Il pericolo più grande resta l'inquinamento delle falde. Da quanto sappiamo, il materiale in questione è poggiato a terra, a pochi metri dalle falde stesse, senza teli impermeabili dice Faustino Lorenzetto, residente a Santa Cristina a Paese non possono solo dire: Qui comandiamo noi. L'acqua non segue i confini. A poca distanza, inoltre, ci sono i pozzi che riforniscono l'acquedotto di Venezia».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino