Non solo le case di riposo, c'è un piano per allargare l'indagine e scoprire più asintomatici

Non solo le case di riposo, c'è un piano per allargare l'indagine e scoprire più asintomatici
PORDENONE - I tamponi agli operatori delle case di riposo e ai lavoratori delle categorie a rischio proseguiranno, con cadenza almeno bisettimanale. È il piano della...

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PORDENONE - I tamponi agli operatori delle case di riposo e ai lavoratori delle categorie a rischio proseguiranno, con cadenza almeno bisettimanale. È il piano della Regione che lo prevede. Ma limitarsi a “indagare” solo sul personale che lavora a contatto con le persone più vulnerabili rispetto a un qualsiasi patogeno (quindi anche al Coronavirus), significherebbe rincorrere gli asintomatici solo in una fetta - peraltro ristretta - della popolazione. E perdersi tutti gli altri. Ecco perché il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria pordenonese è pronto a cambiare marcia, per ampliare a una platea più estesa l’indagine epidemiologica.


IL PIANO
Dal momento che l’operazione nelle case di riposo dovrà continuare ancora a lungo, si sta lavorando per renderla indipendente dall’impiego delle forze del Dipartimento. Ed ecco la chiave che può innescare l’ampliamento dei test: prossimamente a fare i tamponi nelle residenze per anziani saranno gli operatori stessi, dopo un corso di formazione che sarà organizzato dal Dipartimento di prevenzione stesso. In questo modo si libereranno personale e forze per puntare il mirino altrove. Verso quali categorie? Ad esempio le centinaia di educatori che nelle prossime settimane riprenderanno il loro posto nei centri estivi o alla guida di attività altamente frequentate come quelle dedicate ai bambini. Il rischio è che a livello statistico ci possa essere un lieve aumento dei casi positivi riscontrati, ma semplicemente perché si andrà più a fondo con la ricerca degli asintomatici. Ampliando la platea dei destinatari dei test, però, si potranno isolare quanti più pazienti possibile, e l’operazione garantirà un vantaggio sulla strada dello “spegnimento” del contagio. A ciò si deve aggiungere anche l’importanza dei test sierologici dei laboratori privati, che contribuiranno a definire meglio il quadro epidemiologico al di fuori delle categorie già monitorate dall’Azienda sanitaria.

LE RESIDENZE
Intanto è finito il primo giro di tamponi alla casa di riposo di San Vito. Ed è arrivata una buona notizia: sono stati testati 60 operatori e non è emersa alcuna positività. L’operazione prosegue ora con altri 90 dipendenti da sottoporre al tampone. E da oggi si parte anche con Casa Serena e Umberto I a Pordenone.

IL CHIARIMENTO

«L’accesso nelle Residenze per anziani da parte di familiari e parenti è consentito esclusivamente per ospiti Covid negativi e limitatamente ai casi indicati dalla direzione sanitaria». Lo ha specificato ieri in consiglio regionale il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi. La direzione della residenza deve adottare specifici protocolli che definiscono le modalità di accesso dei familiari e tutte le misure di sicurezza impiegate per garantire la tutela della salute di operatori, utenti e visitatori. Questi protocolli devono essere trasmessi all’Azienda sanitaria territorialmente competente e essere predisposti tenendo in considerazione specifiche raccomandazioni che vengono dettagliate nella nota stessa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino