Maxi bollette: «La situazione è peggiore del Covid. Rischiamo di non pagare i dipendenti». L'allarme di Federalberghi Veneto

Il caro energia rischia di mettere in ginocchio gli albergatori veneti, l'allarme.

Maxi bollette: «La situazione è peggiore del Covid. Rischiamo di non pagare i dipendenti». L'allarme di Federalberghi Veneto
VENEZIA - Caro bollette, il grido d'allarme degli albergatori veneti. «La situazione che stiamo subendo è peggiore di quella che abbiamo dovuto affrontare con il...

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VENEZIA - Caro bollette, il grido d'allarme degli albergatori veneti. «La situazione che stiamo subendo è peggiore di quella che abbiamo dovuto affrontare con il Covid. Oggi si corre il rischio concreto che gli albergatori che pagano le bollette non riescano a fare altrettanto con i dipendenti». Lo afferma sul caro energia il presidente di Federalberghi Veneto, Massimiliano Schiavon.

«Nei prossimi due mesi, infatti, scadranno gli interventi di sostegno che il governo aveva adottato per mitigare il caro bollette - rileva -. E in attesa del nuovo esecutivo la priorità è senza dubbio quella di estendere alle piccole imprese il credito d'imposta per l'energia elettrica, raddoppiare le percentuali di credito d'imposta e prorogare gli interventi. Naturalmente questo non servirà a risolvere la situazione, ma è già un segnale importante. In questi giorni stiamo partecipando a diverse riunioni con le altre associazioni di categoria ed istituzioni e la preoccupazione è alta e trasversale dal turismo alla manifattura». Schiavon sottolinea anche le ricadute occupazionali che la situazione potrebbe comportare problemi per il rinnovo dei contratti, sugli stagionali e l'occupazione in genere.

I precedenti

Lo scorso 18 agosto, Caorle ha spento luci di negozi, alberghi e illuminazione pubblica per dire no all'incremento incontrollato del costo dell'energia. A lanciare il grido d'allarme è stata l'Associazione jesolana albergatori. A preoccupare sono gli aumenti delle bollette della luce, con una media di rincari, rispetto al 2021, che va dal 200% al 300%, arrivando in certi casi anche fino al 600%. Il rischio è quello di una chiusura anticipata della stagione, perché molte aziende hanno manifestato la volontà di terminare il lavoro in anticipo, mettendo così a rischio la destagionalizzazione e migliaia di posti di lavoro.

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Il Gazzettino