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VENEZIA - Le rette delle case di riposo rischiano un aumento di 400 euro al mese. Significa che già da ottobre una famiglia che attualmente paga tra i 1.600 e i 1.800 euro per tenere un proprio caro in una residenza sanitaria assistenziale arriverà a versare almeno 2mila euro ogni trenta giorni. Il motivo? Il caro-bollette. Nelle case di riposo nel giro di due anni, dal luglio 2020 al luglio 2022, il costo dell'energia elettrica è cresciuto del 1.061 per cento. Il gas è ancora peggio: +2.616 per cento nel biennio. Un caro bollette lungi dal fermarsi: dal giugno 2022 al luglio 2022 è stato superiore al 60 per cento. «E non è che possiamo spegnere l'aria condizionata d'estate o il riscaldamento d'inverno, gli anziani non possono essere lasciati nell'afa o al freddo», dice Roberto Volpe, presidente dell'Uripa (Unione regionale istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza).
IL TESTO
Volpe ha mandato una lettera al presidente al Consiglio Mario Draghi e ai ministri Daniele Franco (Economia e Finanze), Elena Bonetti (Famiglia), Patrizio Bianchi (Istruzione), Roberto Speranza (Salute), Erika Stefani (Disabilità). La stessa missiva, per conoscenza, l'ha inviata al presidente della Regione Luca Zaia, ai parlamentari e ai sindaci veneti. Giusto perché sappiano che se le rette aumenteranno e le famiglie non riusciranno a pagarle, ci sarà la coda in municipio per chiedere gli aiuti sociali. Tra l'altro non ci sono solo le case di riposo: i rincari coinvolgono anche gli asili nido e le scuole dell'infanzia paritarie.
«Ho scritto al premier - spiega Volpe - per chiedere un intervento urgente per case le di riposo, gli asili nido e le scuole dell'infanzia che soffrono pesantemente le conseguenze del caro bollette. Per loro, infatti, l'energia elettrica è aumentata del 63% da giugno a luglio 2022 e di un astronomico 1061% da luglio 2020 a luglio 2022. Senza un aiuto le rette delle case di riposo potrebbero crescere di oltre 400 euro al mese (13/14 euro al giorno per ospite) e di 18/20 euro al mese per bambino per quanto attiene le scuole dell'infanzia e gli asili nido, ovvero oltre il 10% delle tariffe attualmente pagate dagli utenti di questi servizi».
Soluzioni? Secondo l'Uripa bisognerebbe emendare il disegno di legge 2685 di conversione in legge del decreto-legge 9 agosto 2022, numero 115 recante misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali, che sarà oggetto di discussione al Senato martedì 6 settembre e alla Camera martedì 13 settembre.
L'OPPOSIZIONE
Sul tema è intervenuta la consigliera regionale Elena Ostanel (Veneto che Vogliamo) che ha tirato per la giacchetta il presidente Luca Zaia: «È sacrosanto chiedere un intervento al governo, che è in estremo ritardo. Ma la Regione può già agire concretamente e non può tirarsi indietro. Come? Ad esempio intervenendo subito riducendo l'Irap, un'imposta che è più gravosa per le strutture pubbliche, permettendo di dare maggior respiro a queste realtà. In secondo luogo, la Regione può aumentare la dotazione di bilancio a sostegno delle strutture. E infine la maggioranza leghista in Regione deve decidersi a fare la riforma delle Ipab, attesa da 20 anni anche in Veneto, oramai tra le ultime regioni a non averla ancora fatta».
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Il Gazzettino