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TREVISO - «A Treviso i costi degli immobili sono drogati, altissimi, quasi ai livelli di Milano o Cortina. Sia se si parla di affitti, elevati, che di acquisto. Siamo arrivati al punto che chi vorrebbe investire nell'acquisto di un immobile commerciale ci pensa su due volte. E spesso sceglie di lasciare i soldi in banca». A Dirlo non è un inquilino scottato da un canone di locazione diventato insostenibile, ma Giorgio Rossi, imprenditore, per anni alla guida di Coin, con le sue società gestisce vari immobili a destinazione abitativa, direzionale e commerciale. Volto notissimo in città, da tempo vede tante cose che non gli piacciono. «La proseccheria Soffioni chiude e mi dispiace molto. Quando giro la città noto tante vetrine vuote. E dire che, quando mi occupavo di Coin, mi sono battuto tantissimo perché il centro fosse sempre piano di luce, di vetrine, di gente. La vitalità è necessaria».
Il nodo dei costi altissimi
Il problema sono i costi, gli aumenti che flagellano sia i proprietari che chi prende in affitto un locale per aprirci una nuova attività. «Inflazione e tassi d'interesse sempre più alti influiscono tantissimo, poi ci sono le tasse, l'imu, le manutenzioni straordinarie, l'aumento delle materie prime. Mantenere un immobile diventa sempre più un'impresa. Questo lo riconosco. E poi, oggi, a firmare i contratti per attività commerciali sono quasi sempre società per cui non vale la cedolare secca, il che comporta una tassazione differente e più alta». Tutto questo, inevitabilmente, sfocia in affitti e prezzi al metro quadro schizzati alle stelle. Ma ugualmente, nota Rossi, certe locazioni sono fuori da ogni logica. E i negozi restano chiusi oppure aprono e poi, per dirla schiettamente, schiattano stroncati da incassi non all'altezza delle spese. E qui Rossi tira le orecchie ai suoi colleghi proprietari: «Ha perfettamente ragione il sindaco Mario Conte quando dice che i proprietari, almeno alcuni, sono troppo rigidi. Purtroppo non è un luogo comune quando si dice che c'è chi preferisce tenere un locale sfitto pur di ottenere l'affitto che desidera anche se elevato. I proprietari dovrebbero farsi un esame di coscienza e mettersi nei panni dei conduttori e fare alcune valutazioni. Oggi per dare il via a un'attività commerciale ci vuole tanto coraggio. Io, quando devo dare un affitto un locale, voglio sedermi al tavolo con l'imprenditore, parlarci, conoscere il budget, dargli anche un consiglio se serve. E proporre un affitto in linea perché è inutile affittare a prezzi alti se poi, dopo sei mesi, chi deve pagare non ce la fa più. Lasciare un immobile vuoto, per me, è la scelta peggiore. L'immobile vuoto troppo a lungo si deprezza, anche un eccessivo turnover non va bene. Molto meglio affittare, magari anche a un 30% in meno, e fare gli interessi di tutti: del proprietario e di chi prende in affitto. Affittare un negozi anche a duemila euro al mese vuol dire, in tre anni, prendere 72mila euro. Magari non ci guadagni molto, ma hai un immobile vissuto, che non deperisce e rendi più viva la città». Poi porta alcuni esempi: «Sant'Agostino è una bellissima zona, molto frequentata. Eppure vedo ancora tante vetrine vuote. Perchè? Dubito che manchino imprenditori interessati ad avviare attività commerciali in un posto così.
Gli aiuti
Per Rossi le amministrazioni pubbliche, in questi meccanismi, non dovrebbero però entrarci. «Sono accordi tra privati, ogni intervento della pubblica amministrazione è deleterio. Il sindaco, invece, può fare grande opera di sensibilizzazione, organizzare momenti d'incontro. Quindi ben venga l'idea di un tavolo di confronto, per il resto l'amministrazione deve occuparsi d'altro. Ho fatto i complimenti al sindaco e agli assessori per le tante attività che riempiono la città e il centro soprattutto nei fine settimana. Bello vedere 100-150mila persone, fanno sicuramente lavorare tutti ed è bene continuare su questa strada. Adesso però bisogna lavorare per vedere più gente anche nel resto della settimana perché, certi giorni, è un deserto».
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Il Gazzettino