Il piccolo Carlo muore a un mese: fatale una malattia genetica

Una culla
Ha lottato con tutte le sue forze, Carlo però non ce l’ha fatta, la malattia rara che lo aveva colpito lo ha sopraffatto e se ne è andato a solo un mese di...

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Ha lottato con tutte le sue forze, Carlo però non ce l’ha fatta, la malattia rara che lo aveva colpito lo ha sopraffatto e se ne è andato a solo un mese di vita. Trenta giorni vissuti con mamma Chiara Marchioretto, animatrice della casa di riposo di Castelfranco Veneto originaria di Vallà di Rise Pio X e papà Bruno Zatta feltrino doc attuale caposala della stessa struttura per anziati castellana, sempre vicini. Carlo era affetto da una malattia genetica rara che non è stata ancora diagnosticata con precisione.  Carlo, che sarebbe stato residente con la famiglia ad Altivole, era nato il 7 settembre scorso all’ospedale di Montebelluna. Già dai primi giorni però e dopo le visite mediche il piccolo era stato trasferito nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Ca’Foncello di Treviso dove giovedì scorso è spirato. Per annunciare la morte del piccolo, mamma e papà hanno fatto affiggere una epigrafe azzurra con il calco dei piedini impresso. Una scelta non casuale quella di metterli sull’annuncio funebre visto che i genitori hanno scritto «Non c’è piede tanto piccolo da non lasciare un’impronta su questa terra».

 
LA FAMIGLIA
La notizia dell’addio a Carlo ha fatto subito il giro di Feltre città natale di papà Bruno, di Riese Pio X paese di origine di mamma Chiara e di Altivole dove la famiglia Zatta viveva già da qualche tempo. Carlo era figlio di Bruno storico tamburino del Gruppo Sbandieratori Città di Feltre, sodalizio storico folkloristico che aveva coordinato poi come presidente dal 2008 al 2015. Infermiere professionale, è caposala della casa di riposo di Castelfranco Veneto dove ha conosciuto Chiara Marchioretto che poi ha sposato. 
IL RACCONTO DEL PAPA’

«È stato un mese di grande amore, Carlo è vissuto poco ma quello che ci ha saputo dare è stato tantissimo. La frase che abbiamo voluto far scrivere sulle epigrafi - spiega papà Bruno - dice tutto, i suoi piccoli piedini su di noi e su tutta la nostra famiglia hanno lasciato un’impronta indelebile. Se abbiamo saputo affrontare con forza quello che è accaduto, è stato grazie a Carlo ma anche a chi in queste settimane ci è stato vicino a partire dal personale del reparto di neonatologia del Ca’ Foncello che ci ha sostenuti e ha fatto vivere a Carlo i suoi ultimi giorni nel miglior modo possibile». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino