CAORLE Il battito non c’era più: il 30enne di Conegliano deve la vita all'equipe di professionisti che sul bagnasciuga di Caorle lo ha strappato alla morte. E a...
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IL FATTO Caorle, trentenne a pancia in giù in mare a Duna Verde: salvato in extremis
«Ero con i figli di 4 e 9 anni - racconta Chiara Michelotto, medico odontoiatra a Padova - ho visto l'emergenza e mi sono fiondata». La dottoressa, che lo scorso anno ha frequentato il corso specifico all'Irc di Padova, ha messo in pratica quanto ha appreso: «Sono saltata a cavalcioni sullo sventurato bagnante - spiega - praticando il massaggio cardiaco per 5 minuti, poi abbiamo collegato il defibrillatore: il cuore è tornato a battere». Intanto il Suem aveva già attivato la macchina dei soccorsi con l’ambulanza del Punto di primo intervento di Caorle, arrivata assieme all’elicottero “Leone”, arrivato da Treviso che ha calato medico e rianimatore. «Quando abbiamo consegnato il paziente, il giovane aveva ripreso conoscenza - spiega la dottoressa Michelotto - è stato il momento più bello. Sono subito corsa dai miei due figli, che erano rimasti perplessi per l’accaduto, e ho spiegato loro quanto sia bello aiutare le persone». Il giovane rumeno, che pare abbia avuto le conseguenze di una congestione dopo aver bevuto birra e mangiato patatine, è stato trasferito in ospedale. Le sue condizioni sono in miglioramento.
Intanto c’è chi tra i bagnanti ha lanciato l’idea di scrivere al Prefetto di Venezia per segnalare la professionalità e l’operato di tutti i soccorritori affinché vengano in qualche modo premiati per aver salvato una vita. Del resto era stato lo stesso Governatore Luca Zaia a sottolineare che nel litorale veneto si può sempre contare su un team di esperti che lavorano per la sicurezza sanitaria. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino