ERACLEA - Si aprirà all'inizio di gennaio, probabilmente mercoledì 8, subito dopo la Befana, l'udienza preliminare relativa all'inchiesta sulle...
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IMPRENDITORI COLLUSI
A Luciano Donadio viene contestato di essere stato al vertice di un'organizzazione criminale, con legami diretti con il clan dei Casalesi, che per anni ha imposto la sua legge di violenza e prevaricazione. Il tutto con la collaborazione e complicità di alcuni esponenti dello stesso tessuto economico locale che, per salvare la propria impresa, o più semplicemente per fare soldi facili, si sono prestati a collaborare con il boss in una serie di operazioni finalizzate ad acquisire aziende in difficoltà, per poi svuotarle, mettendo in piedi un collaudato sistema di fatturazioni a fronte di operazioni inesistenti. Tra questi figura Graziano Poles, dell'omonima impresa di costruzioni, accusato anche di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta assieme a Christian Sgnaolin, uno dei più stretti collaboratori di Donadio. E ancora l'ex carabiniere di Caorle, poi diventato imprenditore, Samuele Faè (dichiaratosi tra le principali vittime del crac del trader finanziario Fabio Gaiatto), accusato di essersi occupato, tra l'altro, del riciclaggio all'estero dei proventi illeciti.
CONTATTI CON LA POLITICA
Un capitolo dell'inchiesta riguarda anche i contatti che Donadio avrebbe tenuto con alcuni referenti politici di primo livello ad Eraclea, tra cui l'ex sindaco, Graziano Teso, accusato di essere stato eletto nel 2006 grazie ai voti procurati dal clan, nonché l'ex sindaco, Mirco Mestre, agli arresti domiciliari per voto di scambio, in relazione ai presunti favori promessi all'organizzazione per i 100 voti che gli hanno permesso di vincere le elezioni del 2016. Accuse respinte con determinazione da entrambi gli ex amministratori.
Gianluca Amadori
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Il Gazzettino