Pulizie in ospedale, il giudice riconosce il cambio divisa: alla dipendente retribuito anche il tempo per indossare e togliere gli abiti

Pulizie in ospedale, il giudice riconosce il cambio divisa
PADOVA - Una dipendente di una società di pulizie impiegata in ospedale, si è vista riconoscere il diritto di essere retribuita per il tempo necessario a indossare e...

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PADOVA - Una dipendente di una società di pulizie impiegata in ospedale, si è vista riconoscere il diritto di essere retribuita per il tempo necessario a indossare e dismettere la divisa dell'azienda. Così ha sentenziato il giudice del lavoro Mauro Dallacasa in favore di una donna di 61 anni difesa dal sindacato Sls (sindacato lavoro società) insieme all'avvocato Emanuele Spata.


IL FATTO
L'operatrice era andata in causa contro i suoi datori di lavoro, dichiarando che «Non è possibile cambiarsi dopo avere timbrato il cartellino in entrata, perchè il capo servizio della società non vuole. Una volta che una dipendente aveva timbrato cinque minuti prima e poi era andata a cambiarsi, il capo servizio le ha detto che non si poteva. Anche in uscita i capi turno non consentono di cambiarsi prima di avere timbrato in uscita».
La donna delle pulizie ha chiesto al giudice del lavoro, che le venisse riconosciuta come retribuzione il così detto "tempo tuta" nella misura di venti minuti al giorno. Non solo, perchè ha chiesto la condanna della società al pagamento di un'ora di straordinario per ogni lavaggio degli indumenti, nella misura di tre lavaggi alla settimana. E la 61enne ha vinto su tutti i fronti. Il giudice ha infatti riconosciuto il diritto alla dipendente, addetta alle pulizie nell'ospedale di Padova, di essere retribuita per il tempo necessario a indossare e dismettere la divisa di lavoro. In totale con ulteriori 20 minuti di retribuzione a giorno lavorativo anche per gli anni arretrati oltre a interessi e rivalutazione. Il giudice, con la stessa sentenza, ha anche riconosciuto alla donna delle pulizie una indennità mensile di 50 euro per il lavaggio a casa della divisa da lavoro che prima era stato invece a carico suo.
Il giudice nella sentenza ha sottolineato un concetto chiave della sua decisione. "...Le divise indossate dalla ricorrente sono destinate anche a proteggere la salute e la sicurezza del lavoratore e non possono considerarsi indumenti ordinari di lavoro...".


IL SINDACATO


«Dopo una serie di tentativi di risolvere la controversia sindacale - ha dichiarato Vittorio Rosa della Sls - per la quale era stata avviata una procedura di raffreddamento in Prefettura è stata ottenuta una importante vittoria per tutti i lavoratori del settore. Al momento abbiamo altri quaranta operatori delle pulizie nei vari ospedali di Padova e provincia scesi in causa per lo stesso motivo». Rosa ha infine ricordato come questa tipologia di lavoratori, soprattutto durante la fase di pandemia da Covid 19, abbia rischiato di ammalarsi alla stregua di medici e infermieri. «Il risultato che abbiamo ottenuto - ha concluso - si pone a tutela della dignità e della sicurezza degli addetti alle pulizie degli ospedali che anche in tempo di pandemia hanno contribuito alla salvaguardia della salute generale rimanendo non solo esposti alle infezioni, ma anche misconosciuti del loro diritto a vedersi riconoscere le giuste indennità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino