Marlene, la festa organizzata dalle amiche a cinquant'anni dalla laurea

Marlene, la festa 50 anni dopo la laurea con le amiche
VENEZIA Quando ha varcato il portale di Ca’ Foscari l’emozione è stata tanta: l’ultima volta che ci era stata Marlene Vittur risaliva a 50 anni fa. Tempi...

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VENEZIA Quando ha varcato il portale di Ca’ Foscari l’emozione è stata tanta: l’ultima volta che ci era stata Marlene Vittur risaliva a 50 anni fa. Tempi in cui il palazzo era il cuore pulsante dell’Università e gli studenti si incrociavano negli androni e sulle scale. Tempi vivaci, nel bel mezzo delle proteste del Sessantotto, che vedevano gli studenti protagonisti del dibattito anche politico. Tempi diversi, insomma, visto che oggi Ca’ Foscari è una sede amministrativa e di rappresentanza, dove non si danno più esami.

La signora Marlene, la cui famiglia è originaria della val Badia, risiede in Alto Adige, dove fino al 2002 ha fatto l’insegnante, ha vissuto ieri una giornata speciale. Una festa a sorpresa per i suoi ottant’anni che la figlia le ha regalato contattando le compagne di appartamento dell’epoca (a Santa Maria Mater Domini) e l’ateneo per il tour delle rimembranze. Le signore sono tutte laureate tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta e per lo più discussero la tesi in lingua e letteratura tedesca con il famoso professor Ladislao Mittner.
Marlene Vittur assieme alle compagne di un tempo Maria Laura Zanier, Rita Marsilli, Paola Facchinello, Paola Pulese, Luciano Brion, Anna Salfner, Annita Girotto, Ledi Turra sono state ospiti di Ca’ Foscari con un tour del palazzo. 
E, sorpresa nella sorpresa, in sala Alumni si sono trovate di fronte alle loro tesi e al loro fascicolo personale (diploma, lettere, comunicazioni, foto di immatricolazione), gelosamente custoditi negli archivi dell’ateneo e ritrovati e organizzati dall’archivista Antonella Sattin. Quando la signora Marlene ha visto il fascicolo di suo Marito, Renato Pedò (purtroppo scomparso prematuramente) è stata vinta dalla commozione. Si erano conosciuti in facoltà.
«È stata una cosa veramente emozionante - commenta a caldo - mi vengono le lacrime perché qui ho passato i momenti più significativi della mia vita. Momenti belli, momenti anche meno belli. Poi mi sono anche innamorata e poi mi sono sposata. Qui ho lasciato il mio cuore. Non solo all’Università ma anche a Venezia. Perché era tutto bello».
Un po’ di delusione, per non aver visto l’edificio animato da studenti, oggi molto più numerosi di allora distribuiti nei vari poli in cui si è articolato l’ateneo.
«Sono rimasta stupita - continua - ricordo che entravo e dicevo “mamma mia, oggi ho latino, francese, spagnolo” e tutta la vita si svolgeva qui. In entrata c’era il gineceo dove noi donne andavamo a fumare. Sono stati gli anni più belli. Ho visto la città molto pulita e anche l’acqua nei canali l’ho trovata pulita. Mi dispiace solo di una cosa: non aver mai fatto un giro in gondola. Da studentessa non potevo permettermelo e poi non ci sono più tornata». 
Nessuna memoria del ‘68. Aveva in testa altre cose.
«Mi ero innamorata di un bel ragazzo - racconta - e quando decidemmo di sposarci volevamo solo far veloce, e dare tutti gli esami. Non importa se prendevamo 18 o 21. La protesta non l’ho vissuta. Mi ero fissata un calendario e quello doveva essere». 

Dopo una vita da insegnante, la signora Marlene fa lavora la volontaria per la Fondazione Thun al reparto oncologico pediatrico dell’ospedale di Bolzano promuovendo la ceramico-terapia.
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Il Gazzettino