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BELLUNO - Chi sta peggio è Santa Giustina: qui i costi sono quadruplicati. A Pedavena, invece, rispetto ad un anno fa le spese che si sono addirittura ridotte. È questo l'esito del censimento che la Provincia ha fatto sui conti di gestione delle diverse piscine comunali, impianti sportivi energivori. E raccogliendo l'allarme arrivato da gestori e amministratori, il presidente Roberto Padrin dice: «Stiamo pensando a un ordine del giorno da condividere con i sindaci sui cui territori insiste una piscina pubblica. Sono infatti impianti con una funzione non solo sportiva, ma anche sociale e sanitaria, visto che ospitano in molti casi attività di rieducazione motoria a supporto degli interventi di tipo riabilitativo. È inoltre l'unica attività a cui possono accedere tutti, dai bambini di tre mesi sino agli ultranovantenni e a persone con diverse disabilità e con ridotta mobilità. Se questi impianti chiudono, diventa difficilissimo riattivarli».
«Queste bollette rendono impossibile la riapertura»
Ecco perché la Provincia intende svolgere un'azione di moral suasion nei confronti del Governo. Sei le piscine pubbliche presenti in provincia: sono quelle di Belluno, Pedavena, Santa Giustina, Agordo, Longarone e Pieve di Cadore; ad esse si aggiungono gli impianti di Pelos, privato ma utilizzato anche a livello pubblico, e quello di Tambre, inattiva da qualche tempo: «L'interesse per la struttura c'è - spiega la sindaca di Tambre, Sara Bona - ma al momento l'attuale scenario delle bollette rende impossibile la riapertura». In un anno a Santa Giustina i costi sono quadruplicati. Qui la gestione è affidata a Ondablu che interviene per il 42,5% sul pagamento delle bollette, intestate al Comune. La bolletta del gas di un semestre 2021 era stata di 19.100 euro, quella del 2022 arriva a 55.500: in questo caso hanno giocato sia gli aumenti, sia la stipula di un nuovo contratto. Per l'elettricità invece si passa dai 22.400 euro di un semestre 2021 a 84.700 di un semestre 2022. Tariffe bloccate sino a marzo 2023, invece, all'impianto di Pedavena, sempre gestito da Ondablu, che si salva: il gas è passato dai 13.054 del secondo semestre 2021, ai 13.830 euro del secondo semestre 2022; l'energia elettrica invece è calata da 13.340 a 9.680 euro, in virtù di un minore consumo dovuto al clima più caldo della stagione. Ma Angelo Paganin, amministratore di Ondablu che conta 13 dipendenti e una settantina di collaboratori, avvisa: «Se la situazione non cambierà, nel 2023 si prevede un aumento di quattro volte».
La piscina di Belluno è l'impianto più grande e con i maggiori flussi, ma sconta gli stessi problemi delle strutture più piccole.
Le altre strutture
Ad Agordo le spese sono triplicate: la bolletta elettrica è passata da 0,26 a 0,74 euro al chilowatt/ora, mentre quella del gas per riscaldamento acqua e ambienti è lievitata in un anno da 0,56 euro a 1,50 euro al metro cubo: «Costi estremamente rilevanti per strutture come la nostra» spiegano i gestori della società Attivamente Agordino. La piscina di Pieve di Cadore, in gestione all'associazione Mondosport, ha visto lievitare la bolletta elettrica del 66% in un anno: le fatture giugno-settembre 2021 erano state di 3.368 euro, quelle dello stesso periodo di quest'anno ammontavano a 5.588 euro. Il riscaldamento è invece aumentato dell'87%: da 1.310 per i prim sei mesi 2021 - a 2.446 euro nel 2022. La rassegna si chiude con l'impianto di Longarone (gestore Lessinia Nuoto). Qui l'energia arriva da tre fonti diverse: elettricità, gas e riscaldamento a cippato, materia che fino a pochi mesi fa costava pochissimo e che ha subito un'impennata del 25-30%. In più, l'impianto possiede un cogeneratore a gas che aiuta nell'abbassare i consumi elettrici, ma funzionava a regime quando il gas costava meno. «Ed i costi complessivi sono triplicati» spiega il gestore Cristian Rebuzzi.
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