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VENEZIA - I toni sono inusualmente forti. Del resto con la tragedia che incombe su Kiev e sull'Ucraina, difficile essere indifferenti. I riflessi internazionali ci sono tutti. E Venezia si ritrova al centro dell'attenzione. Fra meno di due mesi, il 23 aprile, si aprirà la 59. Esposizione internazionale d'Arte e la crisi internazionale in atto ha portato più di qualche scossone: da un lato la difficoltà alla partecipazione dell'Ucraina, dall'altro - e soprattutto - la clamorosa rinuncia degli artisti russi a rappresentare il proprio Paese escludendo di fatto la Russia dalla Mostra. E proprio all'indomani di questi eventi che la Biennale presieduta da Roberto Cicutto, anche in modo irrituale, ma in maniera ferma, ha preso posizione a sostegno degli artisti ucraini e russi, stigmatizzando ogni tentativo di delegittimazione. «La Biennale - sottolinea una nota della Fondazione - sta collaborando e collaborerà in ogni modo con il Padiglione nazionale dell'Ucraina per favorire la presenza dell'artista e del suo team. Intendiamo manifestare in questo modo il sostegno a tutto il popolo ucraino e ai suoi artisti, oltre alla ferma condanna dell'inaccettabile aggressione militare messa in atto dalla Russia».
L'IRRITAZIONE
Ma proprio prendendo le difesa degli ucraini, la Biennale non nasconde la propria scelta di campo anche nei confronti della della Russia. «La Biennale è altresì vicina - si dice - a tutti coloro i quali in Russia si stanno coraggiosamente opponendo alla guerra.
IL MONITO
E proprio a rincarare la dose nella nota si mette addirittura le mani avanti con fermezza: «La Biennale rifiuta peraltro, finchè permane questa situazione, ogni forma di collaborazione con chi ha invece attuato o sostiene un atto di aggressione di inaudita gravità, e non accetterà pertanto la presenza alle proprie manifestazioni di delegazioni ufficiali, istituzioni e personalità a qualunque titolo legate al governo russo». Quindi, un messaggio chiaro, con ogni probabilità, anche a chi, in assenza degli artisti che hanno rinunciato alla Biennale veneziana, potesse ipotizzare una partecipazione alternativa all'Esposizione internazionale nel Padiglione Russo ai Giardini di Castello per il semplice motivo che le sedi nazionali godono in qualche modo di una sorta di extraterritorialità e sono direttamente gestite dai singoli governi nazionali. Infine la Biennale rilancia con forza anche un appello alla pace: «Seguiamo con apprensione lo svolgimento della guerra in Ucraina nella speranza che la diplomazia internazionale trovi in tempi brevi una soluzione condivisa che metta fine ai lutti e alla sofferenza di un intero popolo e restituisca al mondo della cultura piena libertà di azione e movimento».
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