VENEZIA - I toni sono inusualmente forti.
L'IRRITAZIONE
Ma proprio prendendo le difesa degli ucraini, la Biennale non nasconde la propria scelta di campo anche nei confronti della della Russia. «La Biennale è altresì vicina - si dice - a tutti coloro i quali in Russia si stanno coraggiosamente opponendo alla guerra. Fra di loro artisti e autori di tutte le discipline, molti in passato ospiti a Venezia. La Biennale non chiuderà la porta a chi difende la libertà di espressione e manifesta contro l'ignobile e inaccettabile decisione di aggredire uno Stato sovrano e l'inerme popolazione. Per coloro che si oppongono all'attuale regime russo ci sarà sempre posto nelle mostre della Biennale». Insomma, l'istituzione veneziana prende decisamente posizione contestando il governo di Mosca con parole ferme e decise. Quasi a riannodare i fili della storica Biennale del Dissenso che caratterizzò il mandato di Carlo Ripa di Meana sul finire degli anni Settanta con il dibattito sul dissenso sovietico.
IL MONITO
E proprio a rincarare la dose nella nota si mette addirittura le mani avanti con fermezza: «La Biennale rifiuta peraltro, finchè permane questa situazione, ogni forma di collaborazione con chi ha invece attuato o sostiene un atto di aggressione di inaudita gravità, e non accetterà pertanto la presenza alle proprie manifestazioni di delegazioni ufficiali, istituzioni e personalità a qualunque titolo legate al governo russo». Quindi, un messaggio chiaro, con ogni probabilità, anche a chi, in assenza degli artisti che hanno rinunciato alla Biennale veneziana, potesse ipotizzare una partecipazione alternativa all'Esposizione internazionale nel Padiglione Russo ai Giardini di Castello per il semplice motivo che le sedi nazionali godono in qualche modo di una sorta di extraterritorialità e sono direttamente gestite dai singoli governi nazionali. Infine la Biennale rilancia con forza anche un appello alla pace: «Seguiamo con apprensione lo svolgimento della guerra in Ucraina nella speranza che la diplomazia internazionale trovi in tempi brevi una soluzione condivisa che metta fine ai lutti e alla sofferenza di un intero popolo e restituisca al mondo della cultura piena libertà di azione e movimento».
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