BELLUNO - Scelgono, per il loro bambino 13enne, l’istruzione a casa e lo tolgono dalla scuola: vengono sospesi dalla potestà genitoriale. È un incubo quello...
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LA SCELTA
«Dell’educazione parentale, o homeschooling - racconta la mamma della Valbelluna - venni a sapere prima che mio figlio iniziasse la prima media. È una possibilità prevista dalla lege italiana così mi informai e incontrai le famiglie bellunesi che hanno fatto questa scelta. Ci siamo uniti a quei genitori, che, sottolineo, non hanno mai avuto un problema e portano avanti questa “scuola a casa”. Maturammo anche noi quella decisione per nostro figlio, che avendo una sindrome che gli comporta tempi più lunghi per l’apprendimento, aveva vissuto male l’ambiente scolastico. Si sentiva giudicato, additato e la scuola non lo ha mai capito e veniva “sminuito”. Solo nel primo anno di medie gli sono state inflitte 29 note». «A inizio dell’anno scolastico 2018-2019 - prosegue la mamma - abbiamo fatto tutte le procedure richieste dalla legge per questa scelta e abbiamo tenuto i figli (solo il 13enne è in età scolare, ma bimba frequentava la scuola d’infanzia, ma non essendo in regola con le vaccinazioni è stata tenuta a casa ndr). A settembre siamo andati a parlare con il preside, che ci ha detto che ne avevamo il diritto, visto che è una possibilità riconosciuta giuridicamente, ma era tenuto a farlo sapere al sindaco. Da lì è iniziato tutto».
LA DENUNCIA
Scatta la visita dei servizi sociali e poi il colloquio, il 15 ottobre, 2018, con il sindaco. Il 30 novembre il primo cittadino invia una segnalazione al Tribunale per i minorenni di Venezia e alla Procura della Repubblica di Belluno parlando di «situazione di disagio sociale». «Si ritiene fondamentale il rientro a scuola del minore - scrive il sindaco -: rischia l’isolamento sociale e l’interruzione della carriera scolastica». Sottolinea in particolare che entrambi i genitori hanno la licenza media e problemi di soldi, sfratto e debiti, e non avrebbero quindi «le competenze tecniche e economiche per svolgere l’istruzione parentale a domicilio».
L’INCUBO
Il 10 dicembre 2018 arrivano i poliziotti. «Sembrava una retata - racconta il papà - ci siamo sentiti dei delinquenti. Hanno aperto tutti gli armadi, le stanze, la dispensa della cucina, fotografato tutto». A febbraio 2014 i genitori vengono sentiti dal giudice del Tribunale dei minorenni e vengono raccolte delle sommarie informazioni. Interrogatori durati ore in cui sono state scandagliate le vite di mamma e papà, dalla nascita dei bimbi, alla paga dell’uomo che ha un’impresa individuale, alla scelta di non vaccinare la bimba piccola, fino a quella della “scuola a casa”. Ma quello era solo l’inizio. La potestà viene sospesa, e lunedì scorso è stato interrogato anche il bimbo. Per tre ore e mezzo. Alla fine il 13enne ha detto: «Io voglio solo che ci lasciate in pace». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino