NERVESA (TREVISO) - «Uno dei primi responsabili è il ministero della Salute. Avrebbe dovuto prendere atto di ciò che stava capitando in Europa. Il...
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La signora si è affidata a due legali, Simone Zancani e Guido Simonetti, per verificare l'eventuale correlazione tra il batterio fatale e l'intervento a cuore aperto a cui fu sottoposto suo marito nel 2015 a Treviso. L'obiettivo è eseguire un accertamento tecnico-scientifico sul macchinario usato per la circolazione extracorporea, prodotto in Germania, all'interno del quale sembrava annidarsi proprio il Mycobacterium Chimaera.
IL PLAUSO AI MEDICI«La situazione è molto complessa e delicata sottolinea la moglie di De Lorenzi ci sono delle persone che voglio assolutamente salvaguardare. Sono i medici. Sono stati molto bravi. L'impegno della classe medica, soprattutto del dottor Pier Giorgio Scotton (primario dell'unità di Malattie infettive dell'ospedale di Treviso, ndr), è stato molto buono».
La correlazione tra le infezioni e l'uso dell'apparecchiatura tedesca è stata accertata nel 2015 dopo uno studio comparato condotto in Svizzera. Ma i primi allarmi risalgono addirittura al 2011. L'incidenza delle infezioni tra le persone operate al cuore, come confermano dalla Microbiologia di Treviso, è di un caso ogni mille. Lo sviluppo è latente e silenzioso. Per questo l'Usl della Marca sta valutando l'opportunità di sottoporre a dei controlli specifici tutte le persone che hanno affrontato un intervento cardiochirurgico in quel periodo.
«Se si sapeva già anni fa, come mai solo ora si richiamano i pazienti per essere controllati? incalza Assunta se il caso del dottore di Vicenza non avesse sollevato il problema, sarebbe passato tutto sotto un silenzio imperante».
Il riferimento è alla prima famiglia che ha sporto denuncia: quella di Paolo Demo, anestesista dell'ospedale San Bortolo di Vicenza, stroncato lo scorso 2 novembre a 66 anni proprio da un'endocardite da Chimaera. Nei mesi scorsi la moglie di De Lorenzi ha incontrato Luca Coletto, assessore regionale alla Sanità, e i vertici dell'Usl della Marca, il direttore generale Francesco Benazzi, il direttore sanitario Marco Cadamuro Morgante e il coordinatore sanitario Maurizio Sforzi: «Ho esposto loro quanto accaduto e mi hanno ascoltata con molta attenzione. Non ho avuto ostacoli nei rapporti con la dirigenza. Ma poi tutto si è fermato lì». Ecco perché ora sta valutando la possibilità di denunciare l'Usl trevigiana: «Molto dipenderà anche dal tipo di atteggiamento che assumerà l'azienda sanitaria».
Mauro Favaro
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Il Gazzettino