Batterio killer, la vedova: «Si muovono ora, intanto mio marito è morto»

Giovedì 22 Novembre 2018 di Mauro Favaro
Gianni De Lorenzi

NERVESA (TREVISO) -  «Uno dei primi responsabili è il ministero della Salute. Avrebbe dovuto prendere atto di ciò che stava capitando in Europa. Il problema era noto da anni. Invece non solo si è mosso in ritardo, ma forse non si è proprio mosso. Tutto ruota attorno a un'unica domanda: come mai se ne parla solo ora? Perché le Usl si muovono solo adesso e non l'hanno fatto prima? Forse perché hanno iniziato ad arrivare le denunce e senza queste tutto sarebbe passato sotto silenzio?». Terminano con una domanda dal sapore retorico le riflessioni di Assunta, conosciuta da tutti come Mariarosa, professione insegnante, moglie di Gianni De Lorenzi, ex assessore di Nervesa della Battaglia, operato al cuore nel 2015 e scomparso lo scorso gennaio a causa di un'infezione da Mycobacterium Chimaera scoperta sei mesi prima. Una delle 18 infezioni registrate in Veneto durante gli interventi  di cardiochirurgia che fino ad ora hanno causato sei morti. 
La signora si è affidata a due legali, Simone Zancani e Guido Simonetti, per verificare l'eventuale correlazione tra il batterio fatale e l'intervento a cuore aperto a cui fu sottoposto suo marito nel 2015 a Treviso. L'obiettivo è eseguire un accertamento tecnico-scientifico sul macchinario usato per la circolazione extracorporea, prodotto in Germania, all'interno del quale sembrava annidarsi proprio il Mycobacterium Chimaera. 
IL PLAUSO AI MEDICI«La situazione è molto complessa e delicata sottolinea la moglie di De Lorenzi ci sono delle persone che voglio assolutamente salvaguardare. Sono i medici. Sono stati molto bravi. L'impegno della classe medica, soprattutto del dottor Pier Giorgio Scotton (primario dell'unità di Malattie infettive dell'ospedale di Treviso, ndr), è stato molto buono».
La correlazione tra le infezioni e l'uso dell'apparecchiatura tedesca è stata accertata nel 2015 dopo uno studio comparato condotto in Svizzera. Ma i primi allarmi risalgono addirittura al 2011. L'incidenza delle infezioni tra le persone operate al cuore, come confermano dalla Microbiologia di Treviso, è di un caso ogni mille. Lo sviluppo è latente e silenzioso. Per questo l'Usl della Marca sta valutando l'opportunità di sottoporre a dei controlli specifici tutte le persone che hanno affrontato un intervento cardiochirurgico in quel periodo. 
«Se si sapeva già anni fa, come mai solo ora si richiamano i pazienti per essere controllati? incalza Assunta se il caso del dottore di Vicenza non avesse sollevato il problema, sarebbe passato tutto sotto un silenzio imperante».
Il riferimento è alla prima famiglia che ha sporto denuncia: quella di Paolo Demo, anestesista dell'ospedale San Bortolo di Vicenza, stroncato lo scorso 2 novembre a 66 anni proprio da un'endocardite da Chimaera. Nei mesi scorsi la moglie di De Lorenzi ha incontrato Luca Coletto, assessore regionale alla Sanità, e i vertici dell'Usl della Marca, il direttore generale Francesco Benazzi, il direttore sanitario Marco Cadamuro Morgante e il coordinatore sanitario Maurizio Sforzi: «Ho esposto loro quanto accaduto e mi hanno ascoltata con molta attenzione. Non ho avuto ostacoli nei rapporti con la dirigenza. Ma poi tutto si è fermato lì». Ecco perché ora sta valutando la possibilità di denunciare l'Usl trevigiana: «Molto dipenderà anche dal tipo di atteggiamento che assumerà l'azienda sanitaria».
Mauro Favaro 
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