Il “piatto forte” del bar-kebab era la cocaina: quattro arresti

Una cessione di droga filmata dai carabinieri
PORTO VIRO - Il “piatto forte” del bar, friggitoria, fast food e kebab, non era una specialità culinaria, ma la cocaina. Questo quanto emerso dalle...

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PORTO VIRO - Il “piatto forte” del bar, friggitoria, fast food e kebab, non era una specialità culinaria, ma la cocaina. Questo quanto emerso dalle accurate indagini dei carabinieri della Compagnia di Adria, che ieri hanno arrestato le quattro persone ritenute al centro del giro di spaccio all’interno del locale “Le Ginette”, al civico 10 della Statale Romea, nel tratto in cui attraversa Porto Viro, non molto distante dal ponte sul Collettore Padano Polesano. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari sulla base delle risultanze delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo ed è stata eseguita ieri, con l’operazione chiamata “Silver Plate” dai carabinieri adriesi con il supporto dei colleghi del Nucleo cinofili di Torreglia. 



QUATTRO MAROCCHINI

Due dei quattro, tutti di origini marocchine, sono stati portati in carcere, uno ai domiciliari, mentre un quarto, che le frattempo era trasferito a Milano è stato arrestato con la collaborazione dei carabinieri della Compagnia di Milano Porta Magenta ed è stato poi accompagnato nel carcere de, capoluogo lombardo. Già lo scorso settembre l’allora questore di Rovigo Raffaele Cavallo aveva disposto la chiusura per 10 giorni del locale, in particolare per le ripetute baruffe e per le svariate persone trovate in possesso di droga fra i frequentatori, uno addirittura arrestato in flagrante perché beccato nell’atto di spacciare. A dicembre poi, il nuovo Questore Giovanni Battista Scali ha invece emesso un provvedimento di sospensione della licenza per ben un mese. Il provvedimento nei confronti del locale, aperto da non molto nel punto dove precedentemente si trovava una pizzeria al taglio, in entrambi i caso è stato caldeggiato dalla Compagnia carabinieri di Adria, alla luce di ricorrenti interventi. 

COCAINA NASCOSTA


In particolare, anche dopo la notifica del primo provvedimento che non era stato rispettato, gli stessi militari adriesi erano tornati per un più approfondito controllo alla fine di novembre, trovando della cocaina nascosta nelle cucine e ed un notevole quantitativo di contante, ben superiore rispetto agli incassi giornalieri dell’attività “lecita”. Realizzando che a “tirare” in quel locale, gestito da uno degli arrestati, chiamato “il biondo”, era soprattutto l’aspetto illecito, ovvero la droga. E così, nel corso delle indagini, sono stati ricostruite 450 cessioni a clienti che con la scusa di consumazioni si presentavano invece per acquistare la cocaina. Clienti che ben presto sono iniziati ad arrivare anche dalla provincia di Venezia e da quelle di Ferrara.
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Il Gazzettino