«Stop a Bagnoli e Cona», voto unanime in Regione Veneto

«Stop a Bagnoli e Cona», voto unanime in Regione Veneto
L’intero consiglio regionale del Veneto, da Fratelli d’Italia al Pd passando per Lega, Fi e M5s, vuole l’immediata chiusura dei due mega centri profughi di...

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L’intero consiglio regionale del Veneto, da Fratelli d’Italia al Pd passando per Lega, Fi e M5s, vuole l’immediata chiusura dei due mega centri profughi di Conetta di Cona, nel veneziano, e di Bagnoli, in provincia di Padova. Nel giorno in cui alla Camera dei deputati è passata la fiducia al decreto del ministro dell’interno Minniti con le nuove norme sull’immigrazione, a Venezia con votazione unanime è stata approvata una mozione che chiede alla giunta di intervenire presso il Governo proprio per far “chiudere immediatamente” le due strutture di Conetta e Bagnoli. Non c’è stata unanimità, invece, sulla premessa del provvedimento, lì dove si parla del fallimento della politica dell’accoglienza e sulle soluzioni alternative, argomenti che hanno visto contrapposti maggioranza di centrodestra e opposizioni. Ma sulla chiusura dei due centri tutti concordi. Pd compreso.

A presentare la mozione è stato Sergio Berlato, capogruppo di Fdi: «Amministratori locali e cittadini - ha detto - sono esasperati per una tensione sociale crescente che ha stravolto la tranquillità di tre comunità con meno di 10.000 residenti in tutto il territorio a fronte dei circa 2.000 presunti profughi stipati all’interno delle due basi. Quello che sta avvenendo in questa zona è l’emblema di una gestione fallimentare dei flussi migratori, una politica dell’immigrazione che è diventata un business senza scrupoli». E ancora: «Vorremmo che i nostri pensionati, che devono vivere con 450 euro al mese, avessero lo status di profughi visto che per ciascun profugo lo Stato paga alle cooperative più del doppio».
Di diverso avviso il Pd che con Stefano Fracasso ha ricordato che anche i veneti, a suo tempo, emigrarono a causa non della guerra, ma delle condizioni economiche e che se l’accoglienza diffusa non ha preso piede è perché troppi sindaci - leghisti - hanno detto no. È così che il dibattito si è fatto incandescente. Favorevole all’accoglienza diffusa anche il M5s con Erika Baldin. «Se siete così convinti, accoglieteli a casa vostra», ha detto il tosiano Stefano Casali. «Lo Stato ha speso 3 miliardi per l’accoglienza e dall’Europa ha avuto 129 milioni», ha detto il leghista Roberto Ciambetti. «Se i Comuni si rifiutano di accogliere è il Governo a individuare le aree», ha replicato Piero Ruzzante, Mdp.
«I sindaci rifiutano perché non si fidano più, prima ti dicono che devi ospitare tot profughi e poi te li aumentano», ha rincarato il capogruppo leghista Nicola Finco, che è tornato a contestare i prefetti («Questi signorotti votati da nessuno impongono scelte sul territorio») dopo essersi opposto ad ascoltarli in commissione. In mattinata, infatti, si è riunita la Quinta commissione dove Finco ha illustrato una sua proposta di legge per disporre controlli sanitari e sulla sicurezza nelle strutture che ospitano profughi; il Pd ha chiesto di sentire in audizione oltre ai sindaci anche il prefetto di Venezia, referente per la materia, ma Finco si è opposto: «Il territorio dovrebbe ascoltare il prefetto quando il prefetto si rifiuta di ascoltare il territorio?». 

«Grave scorrettezza istituzionale», hanno protestato i dem Cludio Sinigaglia, Bruno Pigozzo e Orietta Salemi. «Valuterò la questione con il mio gruppo - ha detto il presidente leghista della commissione, Fabrizio Boron - ma personalmente sono d’accordo con Finco: cosa dobbiamo ascoltare dal prefetto? Le sue imposizioni? Le sappiamo già». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino