Oggi sapremo come sarà il cielo sopra Palazzo Ferro Fini in vista dell'autonomia del Veneto. Stamattina in sede di Affari Istituzionali si terranno infatti le ultime...
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LE VOTAZIONI
Dopo il via libera di mercoledì a maggioranza da parte della commissione Lavoro, ieri è stata la volta di Territorio e Sanità, che per le rispettive competenze hanno licenziato il testo della giunta con il consenso del centrodestra (allargato) e del M5S (in seconda commissione, mentre nella quinta non ha partecipato); Mdp ha votato contro e il Pd non ha preso parte a nessuna votazione. «Avevamo posto una pregiudiziale sulla questione dei nove decimi di imposte da trattenere ricorda il dem Claudio Sinigaglia chiedendo che ci venisse spiegata l'esatta ripartizione dei 18 miliardi previsti. Ma ancora una volta non c'è stata trasparenza, a cominciare dai presunti 6 miliardi in più per la materia sanitaria. A questo balletto noi non ci prestiamo».
LE CIFRE
Ma davvero il Partito Democratico intende stare fuori dalla base della trattativa con il governo del suo stesso colore? Il capogruppo Stefano Fracasso prende tempo: «Ci riserviamo di decidere la posizione da tenere, certo è che vorremmo un chiarimento definitivo sulla parte contabile». Una richiesta che in qualche maniera dev'essere condivisa anche dalla maggioranza consiliare, se è vero che stamani l'audizione dei parlamentari sarà preceduta da un vertice fra il presidente della prima commissione Marino Finozzi (Lega Nord) e i dirigenti regionali Gianluigi Masullo (Risorse Strumentali) e Maurizio Gasparin (Programmazione Strategica), allo scopo di visionare «una scheda economico-finanziaria un po' più dettagliata» di quella esposta dieci giorni fa durante la presentazione generale della proposta. Se dal documento arrivassero le risposte alle domande poste dai dem, potrebbe profilarsi una maggiore compattezza in aula in occasione del voto definitivo fra martedì e mercoledì prossimi, in nome del più volte evocato «spirito di squadra».
IL NEGOZIATO
Ad auspicarlo era stato lo stesso governatore Luca Zaia, il quale gradirebbe arrivare al negoziato con una piattaforma il più possibile condivisa, come ha ribadito l'altro ieri nella commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale: «Spero che tutte le forze politiche diano il mandato a trattare». In questo modo il leghista potrebbe sfoderare lo stesso sorriso mostrato ieri dai colleghi di Lombardia ed Emilia Romagna all'apertura del loro tavolo agli Affari Regionali. Ha detto Roberto Maroni: «Se ci saranno le condizioni sarò ben lieto di definire un accordo con il governo prima della fine della legislatura». Ha concordato Stefano Bonaccini: «Se questo avvenisse, farebbero molta fatica il futuro governo e parlamento a ignorare un lavoro persino storico». Il loro percorso continuerà ora attraverso approfondimenti territoriali (il 17 novembre a Bologna e il 21 a Milano), mentre nella Capitale resterà il coordinamento (giovedì prossimo saranno definite le materie di discussione). Durante l'incontro non è stato fatto alcun accenno al Veneto, citato dal sottosegretario Gianclaudio Bressa solo nella nota diramata al termine: «È indiscutibile che Emilia Romagna e Veneto possono svolgere un importante ruolo di apripista». Ma dev'essersi trattato solo di un lapsus da ex bellunese: stava parlando della Lombardia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino