«È un teppista»: la vicina lo accusa ma Google lo scagiona

«È un teppista»: la vicina lo accusa ma Google lo scagiona
QUINTO - La vicina lo accusa e finisce a processo per danneggiamenti (in realtà c'erano altre contestazioni cadute nel corso dell'indagine) ma la geo-localizzazione...

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QUINTO - La vicina lo accusa e finisce a processo per danneggiamenti (in realtà c'erano altre contestazioni cadute nel corso dell'indagine) ma la geo-localizzazione di Google (History location), fa assolvere l'imputato. Il giudice, esaminando le località visitate dall'imputato attraverso la mappatura del cellulare (una sorta di alibi confezionato all'insaputa dell'imputato, ndr), ha concluso che non poteva essere contemporaneamente in discoteca a Castelfranco a ballare e nello stesso momento a Santa Cristina di Quinto a fracassare l'auto della vicina. È così, seppure con la formula dubitativa dell'ex insufficienza di prove, lo ha assolto perché il fatto non sussiste.

 
LA DENUNCIADa tempo i rapporti tra un 38enne, cameriere, e la vicina di casa, quasi 50enne, erano a dir poco tesi. Piccoli screzi che però avevano reso complicato vivere in appartamenti attigui a Quinto. Il cameriere decide così di cambiare casa, ma poche settimane dopo il trasloco gli arriva una notifica dal tribunale. La vicina, tra le altre cose, lo accusa di danneggiamenti e violazione di domicilio. Fatti avvenuti almeno un anno prima. A causa del comportamento del cameriere, è quanto a grandi linee sostiene la denuncia, vivo chiusa in casa e in uno stato di forte stress psicologico. Non ne posso più - riferiscono i legali del cameriere, sintetizzando la denuncia della 50enne - merita d'essere arrestato. La Procura di Treviso, esaminata la denuncia, ha poi chiesto e ottenuto di processare il 38enne contestandogli d'essersi introdotto nel giardino, recintato, della vicina il 29 marzo 2016 e di averle danneggiato, prendendo a calci lo specchietto, la Hyundai, lì parcheggiata». «L'ho sentito urlare parole irripetibili - aveva aggiunto la 50enne nella denuncia -. Ho poi trovato un biglietto di insulti e minacce nella cassetta delle lettere».

LA DIFESAIl cameriere si è rivolto agli avvocati Guido Simonetti e Simone Zancani per dimostrare la propria innocenza. «Era il mio giorno libero: quella sera ero in discoteca». Ma non aveva testimoni per confermarlo. Diventava un rompicapo dimostrare che il 38enne non c'entrava. A quel punto, inaspettata, è arrivata in soccorso la geo-localizzazione dell'account gmail del cellulare del cameriere (un alibi perfetto perché nemmeno l'imputato sapeva di averlo, ndr). Il consulente tecnico del tribunale di Venezia Riccardo Palma Rambaud, analizzando i dati su Google per la difesa, ha dimostrato che il cameriere aveva detto la verità. Lo confermavano gli spostamenti registrati dalla History Location. «Il cliente - recitava l'arringa dei difensori - è rincasato alla 2.17, mentre i fatti denunciati dalla vicina accadono un'ora prima. All'1.30, mentre veniva danneggiata l'auto della 50enne, il cameriere era alla Baita al Lago di Castelfranco». Con rito abbreviato il giudice Casciarri, vista la consulenza tecnica e tenuto conto dei rapporti poco idilliaci tra il 38enne e la vicina, ha così assolto il cameriere perché il fatto non sussiste, accogliendo le tesi della difesa e bocciando quella della Procura che aveva chiesto un anno di reclusione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino