Rapina nella villa di Caovilla: trattativa con i banditi, orologi e gioielli per evitare la violenza. «Vogliamo solo dimenticare»

Renè Caovilla e la sua villa di Stra
MESTRE - Per prima se li è trovati di fronte la signora Paola, appena uscita dalla sala da pranzo di Villa Zanetti. La sera del 2 dicembre, attorno alle 20.30, lei e il...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

MESTRE - Per prima se li è trovati di fronte la signora Paola, appena uscita dalla sala da pranzo di Villa Zanetti. La sera del 2 dicembre, attorno alle 20.30, lei e il marito Fernando René Caovilla, l’ottantatreenne imprenditore titolare di uno dei più famosi marchi di scarpe d’alta moda al mondo che dalla Riviera è arrivato ad avere boutique a Parigi, Londra, Tokyo e Venezia, stavano cenando quando l’incubo si è palesato nella loro dimora settecentesca di Stra. Due ladri, volto coperto da un passamontagna, hanno fatto irruzione in casa: cercavano un bottino, se ne sono andati poco meno di un’ora dopo con sei orologi di marca e gioielli per un valore ancora da quantificare, ma di diverse decine di migliaia di euro.

«Vogliamo dimenticare il prima possibile e non desideriamo parlarne», commenta Paola Caovilla. Una volta all’interno dell’antica residenza i due rapinatori, armati di pistola secondo alcune testimonianze, hanno chiesto a René Caovilla e alla moglie Paola dove fosse la cassaforte. Senza opporre resistenza, ma cercando di tenere la situazione sotto controllo, René Caovilla ha portato i rapinatori di fronte alla cassaforte spiegando che comunque non avrebbero trovato nulla: quando i due - aperta la cassetta di sicurezza - si sono resi conto di come l’imprenditore non mentisse è cominciata una sorta di “trattativa” tra vittime e carnefici.
I Caovilla avrebbero consegnato quanto di prezioso avevano in casa e, in cambio, i due malviventi se ne sarebbero andati senza fare loro alcun male. Un confronto andato avanti parecchi minuti, durante i quali l’imprenditore della Riviera e la moglie sono rimasti immobilizzati di fronte ai loro rapinatori che comunque, hanno detto i due coniugi agli inquirenti, hanno rispettato gli accordi. Poco dopo lo stallo si è sbloccato: la coppia ha accettato di consegnare orologi di lusso e gioielli per essere liberati ed evitare che il terrore vissuto si trasformasse in violenza subita.


A dare l’allarme e chiamare la centrale operativa della Questura era stata la società padovana che gestisce i sistemi antintrusione e di videocamere della villa settecentesca circondata da un grande parco alle porte di Stra. Sul posto gli agenti della Squadra Mobile di Venezia.
Una volta di fronte alla cassaforte vuota, i rapinatori hanno agito con una sorta di gentilezza, senza mai minacciare i due ostaggi. I due malviventi - hanno spiegato le vittime alla polizia - parlavano italiano e seppur con qualche inflessione forse straniera. Gli agenti hanno poi passato al setaccio da cima a fondo la settecentesca dimora alla ricerca di impronte e dettagli capaci di indirizzare le indagini verso un punto certo.


Sicuro è il fatto che la coppia fosse seguita da tempo e che chi ha colpito ne conoscesse a fondo le abitudini. Possibile che i due rapinatori avessero svolto diversi sopralluoghi all’esterno della villa per individuare il lato più nascosto dal quale entrare senza essere visti. Per questo - oltre alle telecamere di sicurezza interne di cui è disseminata la casa e che quindi hanno ripreso tutta la scena, dall’incontro, alla cassaforte, alla trattativa fino alla fuga - la Mobile ha acquisito anche le immagini del circuito di sorveglianza esterno dei giorni precedenti alla rapina per analizzarli e scoprire eventuali passaggi che potevano sembrare casuali ma che, dopo il colpo, potrebbero avere tutt’altro significato per le indagini. Esclusa l’ipotesi di un appoggio interno.


 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino