In manette la banda che gestiva ​le prostitute della Postumia

I carabinieri di Padova hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei albanesi e di un italiano, ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di...

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I carabinieri di Padova hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei albanesi e di un italiano, ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di sfruttamento, reclutamento, induzione favoreggiamento alla prostituzione, estorsione e furti aggravati in abitazione.

 

In manette sono finiti Hyska Vera, albanese classe 1970, in Italia senza fissa dimora, Shperdhea Mbarim, albanese senza fissa dimora del 1978, Lorenzato Paolo, italiano residente a Castelfranco Veneto (Tv) del 1967. Altri 4 albanersi sono attivamente ricercati sul territorio nazionale ed estero.

L'operazione si è svolta tra Castello di Godego (Treviso), Santa Giustina in Colle (Padova) e Cittadella (Padova).  L'indagine è nata nel novembre 2015 partendo dalle segnalazioni relative al diffuso fenomeno della prostituzione lungo la strada Regionale 53 "Postumia".

Le prostitute affittavano la "piazzola" di sosta
Venti euro a notte, tanto chiedeva Hyska alle ragazze per poter "lavorare" in strada, per poter sostare su una piazzola senza passare guai.

Un'indagine che parte da lontano

Nell’ottobre del 2012 è stata deferita in stato di libertà una cittadina albanese accusata di avere controllato, diretto e amministrato una casa di prostituzione sulla SR53, partecipando attivamente al meretricio, oltre ad averlo favorito e sfruttato. In quella circostanza venne sottoposta a sequestro preventivo l’abitazione utilizzata per gli incontri. Sulle ceneri della precedente attività, nell’agosto del 2013, il personale della stazione CC di San Martino di Lupari, raccoglieva altri elementi per denunciare ancora due persone, di nazionalità italiana, per favoreggiamento alla prostituzione. L’indagine, che rappresenta la conclusione di attività investigativa più articolata, convenzionalmente denominata “SR53” proprio perché il fenomeno del meretricio era messa in atto su quel tratto di strada, ha consentito di scompaginare un importante gruppo criminale. Nel gruppo si fronteggiavano due diverse fazioni albanesi: la situazione critica avrebbe potuto sfociare in gravi episodi di violenza.
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Il Gazzettino