Il vino batte la pandemia: «Quest'anno una vendemmia davvero straordinaria»

Vendemmia di Venezia
MESTRE - Nell'anno del Covid il vino regge. Di più, le bottiglie veneziane della vendemmia 2020 registrano un risultato straordinario, soprattutto quelle destinate...

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MESTRE - Nell'anno del Covid il vino regge. Di più, le bottiglie veneziane della vendemmia 2020 registrano un risultato straordinario, soprattutto quelle destinate all'export e alla grande distribuzione. Ma crescere ancora non sarà facile e dunque questo, oltre che per i brindisi per i successi appena trascorsi, deve essere il tempo della programmazione di un presente futuribile e di un futuro che inizia adesso, fatto di promozione, consolidamento e fidelizzazione, puntando sulla qualità e sostenibilità, nel rispetto del prodotto e del territorio. 


SOSTENIBILITÁ E PROMOZIONE

«Alla richiesta di sostenibilità dice Paolo Quaggio, presidente provinciale di Cia Venezia, Confederazione Italiana Agricoltori - non possiamo che rispondere con la necessità di investimenti nella ricerca, per far sì che l'ecosostenibilità sia durevole». Per il responsabile di zona Cia del Sandonatese, Angelo Cancellier, «la salute del consumatore è fondamentale, e va tutelata, come vanno tutelate e valorizzate le nostre eccellenze. Le opportunità ci sono - rassicura - specialmente all'estero, l'importante è non smarrire l'alta professionalità delle aziende del territorio, che le rende credibili e competitive in tutto il mondo». 
«I grandi risultati ottenuti? Sono dieci milioni le bottiglie dell'anno scorso racconta il presidente del Consorzio Vini Venezia, Giorgio Piazza -, un dato incredibile considerata la pandemia. Di questi dieci, sette milioni sono di pinot grigio, che sta diventando una vera e propria specificità, considerando che la produzione veneziana rappresenta l'85% di quella italiana e il 45% di quella mondiale. La Doc Venezia - aggiunge - ha avuto un incremento tra il 2019 e il 2020 del 16,6%, e la Doc Venezia Pinot Grigio Rosato è cresciuta del 40%. A soffrire sono state il Lison Classico e il Lison Pramaggiore, che hanno sfogo soprattutto nel mercato nazionale frenato dal lockdown. Adesso - conclude - ci vuole una forte promozione, perché tutti i produttori internazionali si muoveranno in questo senso, dunque non possiamo restare indietro e non difendere le nostre eccellenze». 
«ORA DIVERSIFICARE»

Pure il presidente del Consorzio Tutela Prosecco Doc, Stefano Zanette, fornisce un quadro di chiusura del 2020 più che positivo, con 500 milioni di bottiglie, grazie anche al Prosecco Rosè. «Vuol dire quasi 50 milioni di bottiglie al mese - fa notare Zanette - È un dato che ci deve far riflettere, perché non si può crescere all'infinito, quindi dovremo concentrarci sul consolidamento, la fidelizzazione, l'innalzamento della qualità e della sostenibilità». Il direttore del Consorzio Tutela Prosecco Doc, Luca Giavi, sottolineando la straordinaria tenuta del settore, rivela che «nelle previsioni pre-Covid si pensava di crescere del 3-5% rispetto all'anno precedente. Durante tutto il periodo del lockdown - prosegue - le nostre stime ci facevano ipotizzare una chiusura tra il -4 e il -14%. E se la Francia è contenta del suo -18%, cosa dovremmo dire noi con un dato reale del +2.8%? I dati in volume ci confortano, quelli a valore un po' meno, ma certamente abbiamo retto l'onda d'urto della pandemia». Sul valore della direzione da intraprendere per il futuro insistono anche le Cantine Vi.V.O. «La promozione è decisiva - dice il direttore Franco Passador - come il rafforzamento della filiera soprattutto sul mercato interno e l'ampliamento dei mercati esteri di destinazione, perché averne tre o quattro molto grandi è rischioso, ci vuole diversificazione». 


Luca Bagnoli 
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Il Gazzettino