ALPAGO - Quindici minuti ciascuno per fare i bagagli e lasciare la propria abitazione. Ma solo pochi dei 17 abitanti di Schiucaz, evacuati già domenica pomeriggio sotto la...
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La frana preme sul paese evacuato L'allarme: «Si muove rapida»
Oltre 6mila metri cubi di terreno incombono sul paese
La frana, che viaggia a circa 5-7 centimetri all’ora lungo il costone che sovrasta la Provinciale 5 di Lamosano, nel tratto chiamato Fail, ieri ha dato segnali inquietanti, con un nuovo distacco e accelerazioni che hanno fatto temere il peggio. Alle 13.30, per questioni di sicurezza, le operazioni sono state sospese. Dovrebbero riprendere stamattina. In primis, i Vigili del fuoco hanno provveduto a portare via le armi dei cacciatori.
Tra trolley e scatoloni l’amarezza è grande. Perché si tratta della seconda frana verificatasi sullo stesso fronte in sette mesi: la precedente, scesa più a monte, è stata figlia della tempesta Vaia.
«Da allora non è stato fatto nulla» è la voce unanime che sale dai residenti. «La solita Italia», «la burocrazia», «il solito scaricabarile da un ente all’altro» sono le frasi che si rincorrono nel disperato via vai del paese. Wanda Zanon è una delle vittime eccellenti della prima frana che ancor oggi spinge contro la sua casa, oltre ad averla invasa internamente di fango.
«Dieci giorni prima di Vaia - spiega la donna - avevamo traslocato a Garna, ma la casa di Schiucaz era stata appena ristrutturata. L’avevamo lasciata solo perché troppo piccola per la nostra famiglia. Ora sta marcendo. Non posso nemmeno entrare. Ho parlato con Comune, con la Provincia con Veneto Strade, ma da allora nulla è stato fatto».
Francesco Zanon, storico postino dell’Alpago, da anni in pensione, ha caricato l’auto. «Da Vaia in poi - dice Zanon - non abbiamo più visto nessuno. Hanno solo ripulito la strada dal materiale. Punto. Che dire... siamo in Italia. Sette mesi senza fare nulla. Ci dicono che i soldi ci sono ma non si possono adoperare. Da non credere! Saria da coparli tuti».
Zanon, con la moglie, sarà ospitato dalla suocera.
Per Giorgio Zanon, vedovo, la meta è l’albergo Bortoluzzi di Farra messo a disposizione dal Comune di Alpago.
«Potevamo almeno togliere gli alberi - afferma Giorgio -, ma di certo non si possono trovare soluzione se almeno non si va a vedere com’è la situazione. Forse, se fossimo stati un centro più importante sarebbero intervenuti».
E poi c’è Maurizia Elefante, anche lei aspetta il suo turno per entrare in casa. «Andremo da nostro figlio a Ponte nelle Alpi - spiega -, siamo in cinque. Ci toccherà dormire in cucina perché non c’è abbastanza spazio. Ora vedo se riesco a recuperare da casa almeno due materassi».
In tutti c’è una sorta di rassegnazione o come la chiama Angela Zoppè, comandante della Polizia locale, «una civile collaborazione». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino