ALPAGO - Si continua a scavare sulla frana di Schiucaz, mentre restano obbligatoriamente sfollate 4 abitazioni a ridosso della montagna e l'attività commerciale....
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IL RISCHIO
Il rischio è che per mettere totalmente in sicurezza il piccolo abitato si debba praticamente sbancare l'intera montagna con un impegno di spesa definito «mostruoso» che potrebbe anche richiamare l'attenzione della Corte dei Conti. Perché la giurisprudenza è chiara, ribadita anche dalle recenti sentenze sulla frana di Cancia di Borca di Cadore che nel luglio 2009 fece due morti: non si costruisce dove c'è rischio idrogeologico.
L'ALTERNATIVA
L'alternativa resta quindi la delocalizzazione: costerebbe molto meno e metterebbe definitivamente in sicurezza gli abitanti. Si tratta di 17 persone per 15 case, oltre alle attività commerciali, l'azienda agricola e il magazzino di bevande. La proposta di spostare l'abitato era stata avanzata ancora in occasione della prima frana, ma nessuno volle sentirne parlare. «È chiaro che - prosegue Vernizzi - spostando le case avremmo speso decisamente meno. Ma questo è un tasto che, comprensibilmente, non è facile da toccare».
IL FUTURO
Intanto si continua a scavare. Anche ieri il cantiere è andato avanti. Sull'esito finale dell'intervento, per ora, nessuno si esprime. E non è detto che, nel caso il versante continui a cedere, possa profilarsi la possibilità di riproporre la delocalizzazione dell'abitato. Spianare l'intera montagna sarebbe un'impresa insostenibile sotto il profilo economico.
La speranza è che l'imprimere una pendenza del 35 per cento possa mettere fine ai cedimenti.
Lauredana Marsiglia Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino