Contrabbando alcolici, traffico internazionale per 80 milioni: smantellata la rete

Contrabbando alcolici, traffico internazionale per 80 milioni: smantellata la rete
UDINE - I Finanzieri del comando Udine, insieme ai militari di altri 12 comandi, stanno eseguendo in sette regioni, un'ordinanza di misure cautelari nei confronti di 20...

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UDINE - I Finanzieri del comando Udine, insieme ai militari di altri 12 comandi, stanno eseguendo in sette regioni, un'ordinanza di misure cautelari nei confronti di 20 persone, ideatrici, promotrici e membri di una associazione a delinquere, attiva, da anni, in Europa, nel traffico di alcolici, che operava in 17 Paesi europei. Sarebbero stati contrabbandati 180 milioni di litri di alcolici per una frode alle accise da 80 milioni di euro.


L'operazione, denominata 'Sine finibus', ha smantellato un'associazione per delinquere transnazionale che aveva i vertici nel Regno Unito che contrabbandava soprattutto vodka e whiskey, e altre bevande alcoliche. Contestualmente, grazie al coordinamento di Eurojust, i due vertici del gruppo, destinatari di
Mandato di Arresto Europeo, sono ricercati nel Regno Unito, dalle Fiamme Gialle e dai Funzionari dell'HM Revenue and Customs (la Dogana britannica). 


«Il crimine oggi non conosce confini, lo ha abbiamo visto con questa operazione, e dunque sarebbe assurdo che i confini ci fossero per i magistrati, visto che il segreto per smascherare e snidare il crimine, che oggi è liquido e viaggia sul web, è agire in una cooperazione internazionale, dobbiamo collaborare» ha detto il procuratore di Udine, Antonio De Nicolo, alla conferenza stampa dell'operazione «sine finibus». «Ci sono molti scettici sul funzionamento delle istituzioni europee - ha proseguito - ma ribadisco che la collaborazione tra magistrati e forze di polizia a livello europeo c'è e funziona molto bene, ed è stata fondamentale per il successo di questa operazione partita da Udine». Il procuratore ha ammesso che «la difesa di qualche indagato potrebbe contestare la nostra competenza, è suo pieno diritto e lo posso capire, ma a noi interessava smascherare il fenomeno e colpirlo». Infine, De Nicolo ha auspicato che «l'amministrazione giudiziaria possa trarre beneficio da un'indagine di questo tipo, interrogandosi su quale sia oggi la struttura di un reato associativo, che non comporta più la necessità che gli associati si conoscano: una piccola rivoluzione culturale, davanti alla quale i criminali ci mettono e alla quale dobbiamo essere preparati».
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Il Gazzettino