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La settima edizione della Tiramisù World Cup tornerà dal 5 all'8 ottobre a Treviso. Fra i giudici quest'anno ci sarà anche Alberto Grandi, docente di Storia del cibo all'Università di Parma, che al Financial Times ha dichiarato: «Non me la perderei nemmeno se avessi in programma una cena con il Papa». Ma nello stesso lungo colloquio con il prestigioso quotidiano britannico, l'esperto non ha certo usato il cucchiaino nel fare a pezzi i "classici" (o presunti tali, secondo lui) della cucina italiana, scatenando polemiche che vanno dalla Coldiretti alla Lega.
I MITI
Del resto Grandi «ha dedicato la sua carriera a sfatare i miti sul cibo italiano», ha annotato l'articolo, al punto da rendersi «impopolare in alcuni ambienti» nel criticare «il potente comparto del cibo e delle bevande dell'Italia che, secondo alcune stime, ammonta a un quarto del Pil».
I FALSI
Insomma, per Coldiretti ce n'è stato abbastanza per parlare di «un attacco surreale ai piatti simbolo della cucina italiana, proprio in occasione dell'annuncio della sua candidatura a patrimonio immateriale dell'Umanità all'Unesco», promossa dai ministri Francesco Lollobrigida e Gennaro Sangiuliano. L'associazione degli agricoltori teme rischi sul piano economico ed occupazionale: «La mancanza di chiarezza sulle ricette made in Italy offre infatti terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all'estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale». Non meno duro è stato il leader leghista Matteo Salvini, che sui social ha puntato il dito contro «Nutriscore, insetti e ora anche "esperti" e giornali invidiosi dei nostri sapori e della nostra bellezza». Ma al vicepremier ha risposto a stretto giro lo stesso Grandi: «Il rispetto per i nostri nonni, emigrati fino agli anni 50 per non morire di fame, ci racconta di un'Italia povera in cui non esistevano le presunte tradizioni culinarie di cui oggi ci facciamo tanto vanto. I nostri piatti sono sì buonissimi, ma la loro storia è, nella maggior parte dei casi, diversa da quella che viene raccontata. L'emigrazione in America ha influito molto sulla creazione delle nostre attuali eccellenze gastronomiche. La nostra cucina, come tutte le cucine del mondo, è frutto di incroci e contaminazioni». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino