Ortaggi e frutti, arrivano gli 007 dell'agricoltura in duecento aziende

Ortaggi e frutti, arrivano gli 007 dell'agricoltura in duecento aziende
Vengono in mente gli entomologi forensi delle serie Tv più accattivanti, da "Bones" a "Csi". Studiano larve ed insetti, microorganismi per datare un omicidio o per capire le...

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Vengono in mente gli entomologi forensi delle serie Tv più accattivanti, da "Bones" a "Csi". Studiano larve ed insetti, microorganismi per datare un omicidio o per capire le dinamiche della morte. Oggi anche l’agricoltura utilizza tecniche simili per scoprire quali sono le caratteristiche nutrizionali dei prodotti che troviamo in tavola. Una frontiera davvero pionieristica quella intrapresa dal Veneto che vede protagonista una quarantina tra i suoi prodotti più tipici, dal radicchio al fagiolo di Lamon, dall’aglio alla pesca veronese.


Non è fantascienza, i primi dati sono stati presentati proprio in questi giorni a Rimini. Il quadro che ne è emerso è suggestivo: i terreni più biodiversi sono quelli meno alterati della provincia di Belluno dove si coltiva il fagiolo di Lamon; i suoli frutticoli sono decisamente meno alterati dei terreri agricoli. In più sono state trovate in alcuni ortaggi e nella frutta sostanze che fanno bene non solo al corpo, ma anche alla mente, come serotonina o melatonine.

Non ultimo i preziosi radicchi veneti, che sono 7, differenziano tra di loro in maniera determinante. Un progetto che mira a creare una vera e propria "banca dati" e che servirà per produrre delle "etichette nutrizionali".

«L’obiettivo è quello di misurare la qualità intrinseca dal punto di vista nutrizionale - spiega Michele Giannini, Veneto Agricoltura - e non solo quella classica legata a vista e tatto. A questo si aggiunge uno studio della qualità dell’ambiente valutato sulla biodiversià: ci sono microrganismi che vivono solo in ambienti di un certo tipo».

Il Veneto è stata la prima regione a cimentarsi in questo campo, sollecitata dalle Organizzazioni dei Produttori ortofrutticoli e dai Consorzi di Tutela delle produzioni Dop-Igp regionali, ha infatti investito in questo obiettivo di valorizzazione per proporre prodotti di cui sia sempre più chiara non solo la provenienza, ma anche le caratteristiche nutrizionali.

Il progetto ha coinvolto circa 200 aziende, 24 i prodotti analizzati per 2 annate produttive. Per la parte scientifica sono interessate le Università di Padova e di Verona, coordinate da Veneto Agricoltura cui la Regione ha affidato la conduzione generale delle attività previste.


Ma non basta: sotto la lente anche le stesse aziende. La World biodiversity association (Wba), ente "terzo" che ha sede a Verona, sta osservando e documentando il loro "tasso di biodiversità" (e, attraverso questo, la qualità dell’ambiente di coltivazione), secondo protocolli riconosciuti a livello internazionale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino