Rifugio imbrattato di rifiuti, era chiuso per lutto. Il titolare: «Grazie»

Rifugio imbrattato dai rifiuti
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Non basta essere chiusi, vista la pandemia e le difficoltà oggettive di accogliere gli appassionati della montagna. I gestori del rifugio “Bruto Carestiato”, di proprietà del Cai di Agordo, devono fare i conti anche con i rifiuti abbandonati nei pressi della struttura da chi raggiunge i 1.834 metri di altitudine di questa zona delle Dolomiti orientali. «Grazie comunque per averci scelto - afferma ironicamente la famiglia Favero - però, onestamente, non ci siamo proprio». Dopo alcuni giorni di assenza dal rifugio, anche per un lutto che ha colpito il gestore Diego Favero per la scomparsa del padre Giorgio, la sorpresa non è stata delle migliori. Bottiglie di vetro e di plastica, lattine e altro ancora disseminato un po’ ovunque attorno al rifugio. Oggetti gettati sui prati innevati che fanno da contorno alla struttura come anche, senza un minimo di vergogna, direttamente nelle vasche portafiori della struttura e per terra di fronte all’ingresso. «Cari amici, se possiamo chiamarvi tali - affermano il gestore Favero e i collaboratori - quale coraggio ed educazione vi spinge a compiere un tale gesto? Avete trovato la strada battuta, avete banchettato sulla veranda da noi pulita per accogliervi ugualmente bene nonostante le porte del rifugio siano chiuse. Abbiamo appeso sulla porta d’ingresso il cartello “gentile ospite, ti preghiamo di riportare i propri rifiuti a valle perché siamo chiusi” in quanto non è la prima volta che troviamo qualcosa. Questo, sinceramente, ci sembra troppo. Questo è il contributo alla montagna che noi speriamo? Nonostante il periodo dobbiamo smaltire anche le “vostre” cose? La risposta è no». (R.G.)

 

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Il Gazzettino