VENEZIA - Una giovane coppia veneziana di professionisti, con il loro figlio, e un appartamento colpito dall’eccezionale acqua alta dello scorso novembre. Proprio nella loro...
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«Danni non solo materiali - esordisce il regista Mattia Berto - ma pure emotivi, che hanno spinto la giovane coppia ad interrogarsi sul continuare a vivere a Venezia; da qui nasce l’idea che abbiamo concepito assieme, aprire il loro privato al teatro di cittadinanza dello Stabile del Veneto». Quanto all’Odissea omerica citata nel titolo del progetto: «Vuole essere una riflessione sulla città - prosegue Berto - e sui cambiamenti dei luoghi del vissuto quotidiano, traendo spunto proprio dal famoso viaggio di Ulisse e dalla sua ricerca della strada giusta per ritornare a casa». Ovviamente, uno dei fini è proprio quello di coinvolgere quella parte di cittadinanza che cerca di “resistere” alla tanto declamata - quanto palese - metamorfosi urbana. Non è l’unico richiamo all’Odissea, quello citato sopra: «Dopo essere stati ammaliati dal canto delle sirene - racconta infatti Berto - nella prima tappa del viaggio a Palazzo Rubelli, il prossimo attracco porta ora i partecipanti direttamente nella casa di Circe, simboleggiata dall’abitazione della famiglia Fullin».
Ad accogliere il pubblico la maga Circe in persona assieme alle sue ancelle; sarà offerto cacio e miele quale segno d’accoglienza, ma allo stesso tempo i presenti saranno trasformati in porci, colpiti con la verga e rinchiusi in un porcile (giocosamente, si intende). «È proprio grazie alla figura di Circe - amplia la portata il regista - che si è aperta la nostra riflessione su quanto e cosa abbia maggior potere nella trasformazione della nostra personalità e del nostro carattere».
Nello specifico, gli eterogenei allievi del laboratorio di teatro di cittadinanza sono stati invitati ad indagare, negli incontri e prove, anche sul proprio bagaglio soggettivo, per restituire una propria personale risposta.
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Il Gazzettino