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PADOVA - Ha ammesso di aver aggredito l'ex convivente, colpendola più volte alla schiena con un coltello, fin quasi ad ucciderla, Stefano Fattorelli, il 50enne veronese fermato mercoledì a Padova per il tentato omicidio di Sandra Pegoraro, 51 anni, la donna che lo aveva lasciato. Le ammissioni - si apprende da fonti giudiziarie - sono state fatte dall'uomo nel corso dell'udienza di convalida, al termine della quale il Gip la convalidato il fermo per tentato omicidio, e disposto la custodia cautelare in cella. Fattorelli, un passato di maltrattamenti verso le donne, era già stato condannato nel 1999 per per omicidio dell'allora fidanzata Wilma Marchi.
I litigi con l'ormai ex compagna erano continui. E sempre per lo stesso motivo. Lei voleva soldi. E lui si era stancato di tirarli fuori. É questa la verità di Stefano Fattorelli, il cinquantenne magazziniere di origini veronesi che lunedì scorso ha aggredito e pugnalato Sandra Pegoraro nella loro abitazione di via Cafasso, all'Arcella. Questa la linea difensiva a parziale giustificazione della brutale aggressione che solo per poco non è sfociata in tragedia. Fattorelli ha parlato per una quindicina di minuti davanti al gip Laura Alcaro, nell'interrogatorio di garanzia al carcere di strada Due Palazzi, e al pubblico ministero Maria D'Arpa. Ad assisterlo c'era il difensore d'ufficio, l'avvocato Nicola Cenci. Il cinquantenne è apparso in stato confusionale ma avrebbe sostanzialmente ammesso di aver picchiato l'ex compagna, 51enne operatrice socio sanitaria all'ospedale di Padova.
Il litigio avrebbe assunto toni pesanti. É a quel punto che l'uomo sarebbe andato in cucina, avrebbe afferrato il coltello per poi infierire sulla poveretta a suon di coltellate.
LE MOTIVAZIONI
Il giudice ha convalidato il fermo firmando un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio. All'origine del provvedimento cautelare l'evidente pericolo di reiterazione del reato. Fattorelli sarebbe in grado di sfogare in qualsiasi momento la propria rabbia sulla compagna. Quasi come un film che si ripete nel corso della sua controversa esistenza. Per il gip c'è uno stretto legame con il massacro di Wilma Marchi, la sua prima donna, uccisa con 33 coltellate nel 1999, davanti al cimitero di Grezzana, con modalità pressoché identiche, perché lei lo voleva lasciare, ma anche con gli atti persecutori e i maltrattamenti commessi nel 2011, e sfociati in una dettagliata denuncia, ai danni della psicologa che aveva cercato di seguirlo nel percorso di riabilitazione all'interno del carcere. L'avvocato Cenci ha annunciato l'intenzione di chiedere alla Procura una perizia psichiatrica. Già in occasione dell'omicidio di Wilma Marchi gli era stato riconosciuto un vizio parziale di mente.
E il suo quadro psichiatrico va certamente approfondito. Sandra Pegoraro, in forza al reparto di Nefrologia del Giustinianeo, è tuttora ricoverata in ospedale. Dopo l'intervento chirurgico di drenaggio per ridurre le lesioni le sue condizioni sembrano in leggero miglioramento, ma il quadro clinico complessivo deve essere mantenuto sotto controllo. Il corpo dell'operatrice socio sanitaria è segnato da numerosi lividi oltre che dalle ferite provocate dall'arma bianca. Non è ancora chiaro quante siano le coltellate inferte sulla poveretta. Lo stabilirà la perizia medico legale disposta dal pm D'Arpa. Quel che è certo è che Sandra è stata colpita non solo alla schiena, ma anche al torace, all'altezza dei polmoni. Pugnalate inferte con un coltello da cucina, che potevano risultare fatali.
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Il Gazzettino