ROVIGO - A 94 anni ha vinto la battaglia più importante e ha sconfitto un nemico che si chiama Coronavirus. Dina Lanzoni ce l’ha fatta. È stato un calvario...
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L’ATTESA DEL RITORNO
La nipote ci scherza su: «Mia nonna era sposata con un carabiniere, Mario Allegro, e io la chiamo “il maresciallo”. Ci mette tutti in riga, farà così anche quando tornerà a Canaro». Dina Lanzoni è stanca di rimanere ferma a letto: «Ho avuto solamente la febbre i primi due giorni. Poi non ho avuto altri sintomi del virus. Sono stata ricoverata al reparto Covid-2 di Trecenta. Ogni giorno chiedevo ai medici “quand’è che mi dimettete?”», dice dal letto della sua stanza. Per la nonna e la nipote c’è un appuntamento irrinunciabile: «Dobbiamo fare assieme i tortellini, mia nonna è bravissima, mi consiglia sull’impasto e la lavorazione» rivela la nipote Silvia Frigato. La 94enne vive da sola, in via Brodolini, in pieno centro a Canaro. «Mi arrangio nelle faccende, cucino, guardo la tv. Le telenovela sono le mie preferite, non mi perdo una puntata di “Il Segreto”». Prima di contrarre il virus, nonna Dina aveva visto la morte in faccia. A novembre aveva subito l’amputazione della gamba destra, per problemi alle arterie: «In un mese ha subìto sei interventi - ricorda la nipote - dimessa la vigilia di Natale, è rimasta in sedie a rotelle fino al 23 febbraio. Poi la situazione è peggiorata, il nuovo ricovero il 24 febbraio, venerdì 28 i dottori volevano somministrarle la morfina per accompagnarla alla fine. Ma nonna ha stupito tutti, in pochi giorni si è ripresa. La nuova terapia antibiotica ha mostrato i suoi effetti».
L’INFEZIONE DA VIRUS
Il peggio sembra scongiurato, ma il 24 marzo l’incubo Coronavirus si materializza. «Mia mamma Tiziana era andata a Rovigo, ma le porte di chirurgia vascolare erano chiuse, niente visite. C’erano stati i primi casi di virus in urologia. Lo stesso giorno è stato fatto il primo tampone a nonna», ricorda Silvia. Inizia il valzer tra esiti positivi e negativi. «Mia nonna non aveva contratto il virus, quindi giovedì 26 marzo è stata dimessa, è tornata a casa - continua la nipote - Nel frattempo proseguivano le telefonate dell’Ufficio igiene per monitorare la situazione».
LA FEBBRE
Il 7 aprile è un’altra data spartiacque: «Ha iniziato ad avere qualche linea di febbre, giovedì 9 la temperatura era salita a 39. Abbiamo avvertito il nostro medico di base. È arrivata una dottoressa a casa di nonna, per visitarla. Ha chiesto il ricovero immediato». Dina Lanzoni viene portata il 10 aprile in Malattie infettive a Rovigo e l’indomani trasferita a Trecenta, al Covid-2, attrezzato per gestire la pandemia. La 94enne non vede più i figli Tiziana e Giorgio, l’affetto è solo virtuale. La nipote si commuove: «Gli infermieri ci chiamavano ogni giorno, la potevamo vedere solo attraverso il tablet. Nonna stava bene, voleva rientrare a casa». Silvia riepiloga i numeri: «Dall’11 aprile nonna ha fatto quasi venti tamponi. L’ultimo test sierologico è stato il 29 maggio, ora si è ristabilita». Dina tra poco tornerà a casa. A Canaro si prepara una grande accoglienza. «Le faremo una bella festa e inviteremo il sindaco», anticipa la nipote. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino