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La moda piange la scomparsa di Thierry Mugler, un designer visionario, creativo, che ha fatto la storia del costume dei ruggenti anni ‘80 e ‘90. Un genio dell’eccesso, del colore, delle forme esagerate, delle geometrie che se ne va a 73 anni per cause naturali. L’annuncio è arrivato nel giorno di apertura della settimana dell’Haute Couture parigina, via social, sulla sua pagina Instagram personale, con un post totalmente nero, e la frase “Possa la sua anima riposare in pace”, ed è stato seguito da quello della sua maison e di Casey Cadwallader, l’attuale direttore creativo del marchio. Immediati i messaggi di cordoglio arrivati dal mondo della moda e non solo. La top model americana Bella Hadid ha esclamato sui social un «Nonononono», seguito dall'immagine di una faccia triste, mentre l'attrice americana January Jones ha risposto con un segno di cuore sempre attraverso il suo profilo Instagram. Un altro lutto che rappresenta l’ennesimo duro colpo per il fashion system, che dall’inizio dell’anno ha già detto addio a Nino Cerruti, il 15 gennaio e a André Leon Talley, il 18, altri due protagonisti della moda degli ultimi 50 anni.
La storia
Manfred Thierry Mugler era nato a Strasburgo il 21 dicembre 1948 e in pochi sanno che il suo percorso nell'arte iniziò nella danza. A nove anni cominciò a studiare danza classica e a 14 era già entrato nella compagnia dell’Opera di Rhin. Aveva poi studiato design alla Scuola di arti Decorative di Strasburgo e negli anni Settanta prese il via la sua carriera nella moda come stilista freelance. A soli 24 anni era a Parigi e, nel 1973, presentò la sua prima collezione. La sua prima collezione risale al 1973, e da allora cominciò la sua escalation, diventando famoso per il suo stile caratterizzato da spalle larghe e una vita sottile, un’ode alla silhouette a clessidra. «Sono sempre stato affascinato dall’animale più bello della Terra: l’essere umano. Sono un architetto che reinventa completamente il corpo di una donna», amava ripetere e, in effetti, in questo è sempre stato fedele a se stesso.
Le sue creazioni erano vere opere d’arte avanguardistiche, delle sculture che si ponevano in contrasto con il minimalismo androgino di quei tempi.
Il declino
L’apice dei suoi successi è arrivato con il suo profumo più celebre, Angel, ad oggi una delle fragranze più vendute al mondo. A questo è seguita una parabola discendente alla fine degli anni ‘90. Nel 1997, infatti, il suo brand è stato acquisito dal gruppo cosmetico Clarins, che ha rilevato anche le licenze dei suoi profumi, oggi di proprietà di L’Oréal. Nel 2002 è andata in scena la sua ultima sfilata, che ha preceduto il suo ritiro dalle passerelle nel 2003. Il motivo? Il suo non voler cedere alle leggi di mercato, per mantenere intatta la sua libertà creativa e rimanere coerente con la sua visione della moda. Libertà che gli lasciava invece la collaborazione con il Cirque du Soleil per lo spettacolo Extravaganza.
Nel 2010 il rilancio del marchio con la direzione creativa di Nicola Formichetti, che decise di ribattezzarlo solo Mugler. Il brand però non decollava e rimase nell’ombra fino al 2017, quando arrivò Casey Cadwallader come direttore creativo. Lo scorso settembre a Parigi è stata inaugurata una mostra in suo omaggio, “Thierry Mugler: Couturissime”, una raccolta di 150 pezzi tra le sue creazioni più emblematiche scelti nell’archivio del couturier e che coprono il periodo tra il 1977 e il 2014. Rimarrà aperta sino all’aprile 2022 al Musée des Arts Décoratifs.
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Il Gazzettino