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Caro Direttore,
in una situazione così complicata per colpa del coronavirus sarebbe stato più prudente contenere al massimo le partite, evitando di ingolfare il calendario. Invece tutto é stato organizzato senza tenere conto della pandemia e delle difficoltà che avrebbe potuto creare. Alcune amichevoli e anche alcuni tornei potevano essere sospesi in attesa di tempi migliori.
Gabriele Salini
Caro lettore,
forse lei ha ragione. Ma in questo momento è difficile per tutti avere certezze. Il coronavirus è una brutta bestia di cui conosciamo ancora molto poco.
Per difenderci da un virus malefico e mortale come il Covid si può e si devono anche sacrificare libertà individuali e collettive come è successo nei mesi scorsi, ma ad un certo punto bisogna trovare il modo di conviverci. Di conciliare il fluire della vita e delle nostre attività con la battaglia contro la malattia. Tra queste attività c'è anche lo sport. Che non è un lusso o uno spreco, ma un elemento essenziale della vita di milioni di persone. Oltre che un'attività economica importante. Naturalmente anche in questo campo come in tutti gli altri, non si può agire come se non ci fosse ancora un'emergenza sanitaria. Bisogna però trovare ragionevoli punti di equilibrio tra esigenze di tutela della salute e un lento, graduale ritorno alla possibile normalità. E se tornare a riempire gli stadi è, con tutta evidenza, improponibile in questo momento, non lo è svolgere incontri ed eventi sportivi. Lo abbiamo visto anche con il ciclismo: si è corso il Tour de France e si sta correndo il Giro d'Italia, eventi itineranti che coinvolgono decine di migliaia di appassionati e centinaia di atleti ed addetti ai lavori. Naturalmente perchè tutto ciò accada serve un sistema di regole chiaro e condiviso con le autorità sanitarie. Serve che queste regole siano rispettate e fate rispettare. E infine, quando necessario, servono ministri che abbiano le idee chiare e l'autorevolezza per fare da arbitro in caso di conflitti. Non solo per pronunciare discutibili ovvietà in tv.
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