Basta note a scuola? Per educare non è necessario punire. Ma punire può servire ad educare

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Caro Direttore il recente provvedimento che abolisce note sul diario e sospensioni alle elementari, non è che l'ultimo tassello di una politica mirata da un lato a...

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Caro Direttore
il recente provvedimento che abolisce note sul diario e sospensioni alle elementari, non è che l'ultimo tassello di una politica mirata da un lato a lisciare il pelo a genitori sempre più inclini al perdonismo verso ogni trasgressione dei propri pargoli, e dall'altro a disarmare in via definitiva i docenti contro ogni gesto di scorrettezza relazionale, comportamenti teppistici, abitudini consolidate di lassismo e maleducazione. Credo sia opportuno riprendere il concetto che disciplina non è sinonimo di repressione, e l'eliminazione di ogni sanzione rischia di convincere sempre più i ragazzi che a scuola tutto è permesso, tanto l'educatore è solo can che abbaia e non morde. Di questo passo, viene da chiedersi: a quando la legge che assegni titoli e diplomi sulla base di una semplice domanda, magari all'Inps, assieme a quella per il reddito di cittadinanza?


Umberto Baldo
Abano Terme


Caro lettore,

non ho particolari competenze in campo pedagogico o psicologico, ma sono sempre stato convinto di una cosa: per educare non è necessario punire; ma punire può servire ad educare. L'ascolto, la persuasione e la rieducazione non sono atteggiamenti passivi o negativi. Nè tanto meno forme di debolezza. Soprattutto alla scuola elementare, cioè nella fase iniziale del percorso educativo di un bambino o una bambina, sono i primi e principali strumenti che devono essere utilizzati per correggere atteggiamenti sbagliati e indifferenza verso le regole e verso gli altri. Ma quando queste forme di intervento si rivelano inefficaci, il potere sanzionatorio può rivelarsi utile. Qualcuno potrà obiettare che note e sospensioni non hanno impedito che nelle nostre scuole, anche elementari, si diffondessero, per esempio, fenomeni di bullismo. Vero. Ma non credo che togliendo agli insegnanti quegli strumenti punitivi si otterranno risultati granché migliori. I recenti provvedimenti mi sembra rispondano a un atteggiamento culturale che vede la punizione come una sconfitta, come il fallimento di un percorso educativo. Non è così. Ne fa parte. E può aiutare i ragazzini a comprendere che chi sbagli, paga. Magari non sempre. Ma qualche volta sì.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino