Il pluralismo consente di formarsi un'opinione. Non sottovalutiamo la capacità critica degli italiani

Il pluralismo consente di formarsi un'opinione. Non sottovalutiamo la capacità critica degli italiani
Egregio direttore, quanta gente, soprattutto anziana, pensa ancora in Italia che quello che c'è scritto sul (non sui) giornale e quello che vien visto o raccontato...

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Egregio direttore,
quanta gente, soprattutto anziana, pensa ancora in Italia che quello che c'è scritto sul (non sui) giornale e quello che vien visto o raccontato dalla televisione sia oro colato! I giovani, per fortuna, sono migliori: un po' l'istruzione, un po' i social, un po' il confronto tra loro, contribuiscono - per chi lo voglia - a confrontarsi con più voci. Quanto, però, a leggere criticamente, in autonomia, i fatti e gli avvenimenti ed a farsene una personale ragione, c'è ancora, mi pare, parecchia strada da fare. Questa è stata la grande intuizione del berlusconismo, dalla seconda metà degli anni Ottanta dello scorso secolo. Lui, del resto, ha sostenuto, come ricordiamo, che è come se gli italiani avessero in media la quarta elementare. E lo pensava realmente! Gente, dunque, manipolabile, specie concentrando in poche mani il potere della carta stampata, quello delle televisioni e quello dei vari social. In realtà è ciò che sino ad oggi è avvenuto. A scapito spesso dell'oggettività, del cosiddetto pensiero plurale, del confronto libero, trasparente ed approfondito, per quanto possibile. Ne sono un ottimo esempio per chi si sforzi di essere un po' sereno nei giudizi i vari talk-show televisivi:toni spesso troppo accesi, confusione, sovrapposizioni, bugie, contorsioni, etc.


Renato Omacini
Lido di Venezia


Caro lettore,


condivido alcune delle sue affermazioni ma francamente ho assai più fiducia di quanta ne ha lei tanto nei lettori di giornali che nei telespettatori. Non credo affatto che nella maggior parte dei casi i nostri concittadini, di ogni età, siano oggetti passivi di tutto che leggono, vedono e ascoltano. Anche perché, per nostra fortuna, viviamo in un paese dove esiste un elevato tasso di pluralismo sia nella carta stampata che in quella televisiva e ciascuno ha la possibilità, se lo vuole, di mettere a confronto posizioni diverse e farsi una propria opinione. Quanto a Berlusconi, certamente le televisioni di cui era ed è proprietario hanno contribuito al suo successo politico. Ma se pensiamo ancora oggi che il leader di Forza Italia abbia vinto e sIa diventato premier semplicemente perché aveva le Tv, temo che commettiamo un duplice errore: sottovalutiamo gli italiani e la loro capacità di giudizio e sopravvalutiamo gli avversari di Berlusconi. O lei pensa davvero che la "gioiosa macchina da guerra" di Occhetto e compagni sia stata sconfitta solo perché Sua Emittenza aveva le Tv? Inoltre si può condividere poco o nulla dell'operato e della proposta politica di Berlusconi, ma bisogna riconoscere che da imprenditore ha aperto la strada al pluralismo televisivo, rompendo il monopolio Rai. Dove, non dimentichiamolo, per anni qualcuno si è arrogato il diritto di stabilire quali canzoni gli italiani potessero o meno ascoltare, quali parole fosse opportuno che ascoltassero e persino di quanti centimetri dovessero essere lunghe (o corte) le gonne. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino