Mps, non serve il giustizialismo ma finalmente rigore e serietà

Mps, non serve il giustizialismo ma finalmente rigore e serietà
Egregio direttore, l'audizione concessa l'altro ieri dal ministro dell'Economia Padoan alle commissioni finanze riunite di Camera e Senato sul collasso del sistema...

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Egregio direttore,
l'audizione concessa l'altro ieri dal ministro dell'Economia Padoan alle commissioni finanze riunite di Camera e Senato sul collasso del sistema creditizio, ha svelato una sospetta prudenza nel classificare la realtà fattuale, da far sorgere il dubbio che lo scopo sia stato quello di distogliere l'attenzione dalle pesanti responsabilità politiche, di gestione del risparmio e della mancata vigilanza di Bankitalia.


Non più tardi di qualche mese fa il ministro dai teleschermi assicurava che i nostri istituti di credito erano in buona salute e che ogni allarme era da ritenersi ingiustificato, e per consolare chi riteneva i propri risparmi in pericolo aggiungeva che l'istituto di Rocca Salimbeni dopo l'aumento di capitale era in ripresa con un significativo incremento degli utili. Niente male come previsione visto com'è andata.

Renzo Nalon 
Venezia



Caro lettore,
sulla crisi di alcune banche la classe politica, e in particolare quella di governo, dovrebbe parlare il meno possibile e farlo solo quando è in possesso di elementi di assoluta certezza. Con i soldi e gli investimenti dei cittadini non si scherza e non si può buttare tutto nella centrifuga della propaganda. Purtroppo, sopratutto in questi ultimi mesi, non è stato così. La crisi del Monte dei Paschi è stata data per risolta o in fase di soluzione almeno due o tre volte da esponenti di primissimo piano del governo. Sui giornali e in TV. Ci sono stati anche alcuni investitori che, confortati da tanto autorevoli rassicurazioni, hanno acquistato titoli Mps, salvo poi pentirsene amaramente quando la situazione è precipitata e si è dovuti ricorrere all'intervento dello Stato.


Il salvataggio del Monte dei Paschi non è un'opzione, è una necessità perché non possiamo far fallire la terza banca del Paese. Ma chi, ad ogni livello, dentro e anche fuori le mura dell'istituto, ha consentito che la banca arrivasse fino a questo punto e ha costretto i contribuenti italiani a farsi carico di miliardi di euro di intervento pubblico, deve essere individuato e indagato. Non serve il giustizialismo. Ma, finalmente, rigore e serietà.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino