È anche colpa delle baby pensioni se qualcuno non riceve gli 80 euro

È anche colpa delle baby pensioni se qualcuno non riceve gli 80 euro
Caro direttore, ottanta euro in busta paga per 10 milioni di lavoratori. Bene. E per quelli che per 35 o 40 anni hanno tirato la carretta e stretta (non in senso figurato) la...

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Caro direttore,

ottanta euro in busta paga per 10 milioni di lavoratori. Bene. E per quelli che per 35 o 40 anni hanno tirato la carretta e stretta (non in senso figurato) la cinghia, e che adesso percepiscono una pensione poco più che minima? La prego, mi dia una parola di conforto.




Claudio Rossetto

Padova





Caro lettore,

purtroppo, nonostante la giornata pasquale, mi è davvero difficile trovare su questo tema una parola di conforto. Posso al massimo provare a spiegare perché, in questo momento, è assai difficile ipotizzare aumenti a favore dei pensionati.



La ragione è questa: l'Italia ha già una delle spese pensionistiche più alte del mondo. La previdenza costa oltre 260 miliardi di euro l'anno ed è in costante crescita. Nel nostro Paese le pensioni rappresentano quasi il 16% del reddito nazionale rispetto a una media degli altri Paesi industralizzati inferiore all'8%. Purtroppo se è elevata la massa di denaro distribuita, altrettanto non si può dire delle singole pensioni: quasi la metà degli assegni previdenziali è infatti inferiore ai mille euro.



Come mai? Perché in Italia è elevato il numero di pensionati in rapporto agli occupati e perché sulla spesa pensionistica gravano scelte politiche dissennate prese nei decenni scorsi. Prima fra tutte quella delle baby pensioni. Secondo uno studio oggi ci sono oltre mezzo milione di persone che ricevono la pensione da quando avevano meno di 50 anni. Solo il costo di questo "privilegio" è stato calcolato in oltre 150 miliardi di euro: tanti sono cioè i soldi che lo Stato avrebbe infatti risparmiato nel corso degli anni se costoro fossero andati in pensione all'età normalmente prevista.



Si dirà: ma perché allora non si tagliano le baby pensioni e tutti gli altri privilegi previdenziali? Perché trattandosi di cosiddetti "diritti acquisiti" è pressoché impossibile farlo. Di questa situazione complessiva, chiaramente iniqua, fanno le spese soprattutto quei cittadini che, pur avendo lavorato 35-40 anni e versato i relativi contributi, percepiscono però pensioni basse: l'elevata spesa previdenziale italiana lascia pochi margini per aumenti o bonus. Mi rendo conto che è difficile trovare in queste spiegazioni motivi di conforto o di speranza. Ma questa è la realtà. Buona e serena Pasqua a tutti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino