Le società di calcio chiudano ogni rapporto con i violenti

Le società di calcio chiudano ogni rapporto con i violenti
Egregio Direttore, dopo quanto successo allo stadio di Torino leggo che Alfano ha dichiarato: "ora nessuna clemenza", e non ho...

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Egregio Direttore,

dopo quanto successo allo stadio di Torino leggo che Alfano ha dichiarato: "ora nessuna clemenza", e non ho potuto fare a meno di ridere. Io faccio solo una domanda a Alfano e di conseguenza alla magistratura: perchè solo in Italia per andare allo stadio si è inventata la tessera del tifoso, ci sono i tornelli, le reti sono alte come palazzi, il campo di gioco lontano decine di metri?



Perchè nelle altre Nazioni europee (lasciamo stare quello che succede nel Terzo mondo) la rete che divide il campo è alta un metro e i calciatori si possono toccare per mano e non succede niente? Perchè solo in Italia non si può andare più allo stadio con i figli o con i nipoti, perchè è meglio evitare le vicinanze degli stadi prima, durante e dopo le partite? Provi a risponde Alfano e con lui la magistratura, sarebbe interessante capire.



Lorenzo Callegari

Selvazzano Dentro (Padova)




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Caro lettore,

se dentro e fuori gli stadi italiani la violenza continua a farla, troppo spesso, da padrona non è solo colpa del ministro dell'Interno. Le ragioni sono molteplici e mai davvero risolte. All'origine credo però ci sia, innanzitutto, l'assenza di una vera tolleranza zero nei confronti dei cosiddetti ultras, cioè delle frange più esasperate e bellicose della tifoseria. I cui leader magari vengono colpiti dai cosidetti daspo ( cioè dal divieto di frequentare gli stadi di calcio), ma ciò non impedisce loro di spadroneggiare e di continuare a dettare legge, fino al punto di imporre alle squadre di sfilare a capo chino sotto la "loro" curva, come è più volte accaduto nei mesi scorsi.



È questa sudditanza nei confronti degli ultras, questo senso di impunità di cui ritengono di godere certe frange delinquenziali, che legittima poi illegalità e violenza. Se prima di tutto le società, i loro manager e presidenti chiudessero ogni rapporto, dentro e fuori lo stadio, con chi in nome del tifo non rispetta le regole e le leggi, forse comincerebbe a passare il messaggio che nel calcio la violenza e i violenti non hanno diritto di cittadinanza. E allora anche il clima dentro gli stadi comincerebbe a cambiare. Se invece si continua a legittimare, in modo più o meno palese, quei signori, a giustificare le loro gesta, a considerarli interlocutori, non ci sarà tessera del tifoso o tornello che tenga. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino